venerdì 20 settembre 2013

Che sorpresa il malto d'avena

Era ormai da qualche tempo che la Matilde e Norberto non organizzavano una cena completa con degustazione; e hanno finalmente ripreso le buone abitudini mercoledì scorso, quando hanno coinvolto il buon Severino per una serata dedicata alle birre Garlatti Costa. La curiosità era parecchia, perché non solo si trattava di specialità che non avevo mai provato, ma una di queste era una novità per la stessa Matilde: insomma, proprio le ultime creazioni del birrificio, per cui le premesse erano più che buone.


La serata è iniziata con un aperitivo davanti ad una Kriek, e due chiacchiere con Severino: come già ho avuto modo di scrivere altre volte, infatti, a bere c'è più gusto se sai quello che stai bevendo. Ne ho così approfittato per farmi istruire sulle due birre che saremmo andati a degustare: discorso interrotto con i soliti modi spicci da Matilde, perché "Vi ho messo la pasta in tavola e poi si fredda". Ok mamma, arrivo.

In effetti sarebbe stato un peccato sciupare quelle prelibatezze, perché sia Matilde e Norberto che Severino avevano fatto del loro meglio. Come primo piatto ci sono stati serviti gnocchetti sardi al cartoccio con melanzane e zafferano - tra le ansie di Matilde, che non li aveva mai cucinati prima: tranquilla, Enrico ha spazzolato anche i miei lasciandomi quasi a bocca asciutta - abbinati alla Lunatica: una birra chiara, beverina e leggera - appena quattro gradi - dall'aspetto piuttosto torbido e dal gusto del tutto inusuale. Arcano che però ci era già stato svelato da Severino: il segreto è il malto d'avena, usato peraltro in percentuale più elevata rispetto al consueto, "per evitare che una birra così leggera risulti annacquata". Esperimento riuscito perché, pur conservando comunque un gusto molto delicato, ha quella nota di particolarità che la valorizza. Senza contare che scende che è un piacere: attenti a non berla quando avete tanta, ma tanta sete, altrimenti è facile scolarsene più del dovuto. Interessante anche la punta di amaro nel retrogusto, appena accennata ma notevole.

Sia cuochi che mastro birraio hanno però dato del loro meglio nella seconda parte della cena. Abbinata ai gustosissimi spiedini di polpette di manzo - abbiamo meditato un raid in cucina per vedere se ne erano rimasti - e ad un delicatissimo tortino di patate e carote di cui ho chiesto immediatamente la ricetta, c'era la Dolce vita: anche qui una chiara, beverina e leggera - cinque gradi - e poco luppolata, "per chi non ama l'amaro e vuole una birra da bere facilmente con tutto". Il "poco luppolato" in effetti ha incontrato i miei gusti, dato che l'ho preferita alla Lunatica: complice anche l'aroma più intenso e il gusto più corposo, nonché il retrogusto che, per i miei standard, aveva appunto la giusta dose di luppolo. Entrambe le birre, comunque, hanno dato del loro meglio ad una temperatura leggermente superiore rispetto a quella a cui erano state servite: tanto meglio, abbiamo provato gusti diversi. In fondo, il bello della birra è anche questo.

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