giovedì 19 settembre 2013

Friulidoc, parte quinta: frico, Porter, e Frizzi-Comini-Tonazzi

Dato che ormai sono ben avviata verso la "furlanizzazione" completa, non mi rimaneva che l'ultimo, definitivo passaggio: il frico, il piatto tipico per eccellenza, recentemente salito agli onori della cronaca anche negli Stati Uniti con la vittoria a Masterchef del cuoco di Aviano Luca Manfè proprio con questa ricetta (già mi vedo la McDonald's sostitire gli hamburger con dischi di frico all'interno dei panini, lanciando il McFrico sul mercato a stelle e strisce). Secondo i cultori della materia, il frico è quello di Carpacco, paese celebre appunto per la Sagre dal Frico: e così, nella serata finale di Friulidoc, non potevo non cenare al tendone in questione.


Lì, oltre alle prelibatezze gastronomiche, ci si poteva godere anche lo spettacolo: dietro al banco, infatti, era ordinatamente disposta una serie di spadellatori che miscelava con sapienza patate, cipolle e Montasio. Girava poi con ammirevole abilità il tutto a mo' di frittata una volta che si era formata quella crosticina che, ad opinione degli esperti, consente di mantenere un "cuore" morbido e distingue un frico ben fatto da uno da dilettanti. Ovviamente non mancava la piastra per abbrustolire la polenta, senza la quale il frico perde gran parte della sua ragion d'essere.


Un po' timorosa per la digestione - non si può certo dire che sia un piatto leggero -, ho quindi affrontato il frico di Carpacco: in effetti la famosa crosticina era notevole, così come l'interno ben cremoso - ma ad una temperatura da altoforno, occhio alla lingua. Non me ne vogliano i puristi del frico, né gli amici di Carpacco, se dico che - a livello di puro gusto personale - ho preferito quello di Godia, in cui ovviamente spiccano di più le patate: ma si sa che di ricette del frico e di opinioni su quale sia la regola aurea delle porporzioni tra gli ingredienti ne esistono tante quante i friulani, e quindi credo - e spero - di non aver offeso nessuno. Ad ogni modo poi così male non era se al povero Enrico, fiducioso e speranzoso nel fatto che non sarei arrivata in fondo alla generosa porzione, è rimasto poco e niente.


Altro spettacolo a cui abbiamo assistito sotto il tendone è stata l'esibizione del trio Frizzi-Comini-Tonazzi, che ho finalmente avuto il piacere di sentire dal vivo dopo tanto tempo passato a sbellicarsi ascoltando le loro canzoni: una girandola di risate tra Idraulico e la celeberrima Viva il maiale, tanto che non riuscivo più a schiodare Enrico da lì. D'altronde, se sono sulla breccia da ormai quasi quarant'anni senza perdere un colpo, un motivo ci sarà, e vederli esibirsi con i loro strumenti è uno spettacolo nello spettacolo. Enrico, bontà sua, avrebbe voluto dedicarmi una canzone, Una storia triste; ma poi ha concluso con un "Meglio di no, va'". Effettivamente, avrei dovuto pormi qualche domanda di fronte al fatto che i nostri vicini di tavolo - tra cui un ex compagno di banco di Frizzi - continuavano a ridere davanti alle mie insistenze perché "Dai, mi piace, sarebbe una cosa davvero romantica!": e infatti ho poi scoperto che il ritornello di suddetta canzone dice "Perché non me la dai", versi assai imbarazzanti e poco romantici da farsi dedicare, nonché forieri di dubbi sulla felicità della nostra vita matrimoniale.

Per finire la serata in bellezza siamo passati di nuovo dallo stand di Foglie d'Erba; e lì per la prima volta abbiamo provato la Porter, una - appunto - porter dall'aroma e gusto di caffè così decisi che non sfigurerebbe affatto a fine pasto al posto del classico espresso. Che piaccia o meno, bisogna riconoscere che non ce n'è di uguali: e così una bottiglia è arrivata fin nel nostro frigorifero, a scopo di riserva energetica senza caffeina....

4 commenti:

  1. Vado controcorrente e comincio subto a dire che non amo affatto Friuli Doc. Ho vissuto 8 anni in centro ad Udine e come spesso accade, la troppa vicinanza a qualcosa - alla distanza - ce la fa odiare. E comunque non la confusione...e gli ubriachi.

    Commento il post...dalle sue etichette :-p

    - Birra: buona, la amo fresca e ho nel cuore la Guinnes e poche altre ma ho imparato ad apprezzare la birra non gassata e da degustare a temperatura quasi ambiente...la birra da divano di Teo Musso. Per pochi eletti...visti anche i costi. Ma è un altro mondo.

    - Birrificio artigianale: ottima cosa...ma ce ne sono troppi e come al solito il troppo stroppia e con la scusa del microbirrificio a go go è diventato sempre più difficile trovare quelli buoni. Visto che per evitare di fomentare i furbetti non si possono provare tutte e regalare soldi a chi non se li merita...tocca essere accorti nelle scelte.

    - Carpacco: mai stato alla sagra del frico là...su consiglio di un ex collega di tanti anni fa di Carpacco...diceva che come per tutti i posti dove c'è troppo casino, si mangia male. Concordo.

    - Foglie d'erba: Una delle eccezioni ai microbirrifici di cui sopra...fan ottime birre e sono competenti. Però continuano a non essermi andate giù certe cose. Io son fatto così...dico quello che penso. Sto ancora aspettando che ritornino dalla fiera di Rimini (o dove altro era) per dirmi che birre propormi per l'evento che volevamo fare "assieme".

    - Frico: ottimo direi...anche se io, da bravo non friulano, amo sia quello solo di formaggio che quello con patate e anche quello con la cipolla. Non ha mai capito perché DEVO scegliere quale sia il migliore quando posso mangiarli tutti :-D

    - Frizzi Comini Tonazzi: no comment (miei motivi personali)

    - Godia: non so che dire...

    - Montasio: Che dire dell'ingrediente principe per il frico? Nulla...se non che cerco sempre di trovarlo più buono possibile. Il formaggio ingrassa quindi non posso esagerare come vorrei e di conseguenza quelle volte che lo mangio pretendo che sia buono.

    - Patate: alimento principe dell'universo. Le patate le mangio anche solo "sbattute al muro" per dirla con una metafora. Sono fra i promotori per creare un monumento ai belgi (non hanno molto altro quindi questo riconosciamoglielo come si deve) per aver inventato le patate fritte.

    -Polenta: Semplice, pasticciata, taragna, a fette sulla griglia...sempre buona.

    - Porter: conosco solo Cole, di Porter: http://www.youtube.com/watch?v=njzqv5gWt6k

    - Sagra: Cerco di andare solo in quelle appena create; sono della teoria che le sagre siano buone il primo anno, poi il secondo, dal terzo capiscono che possono fare i soldi..e si sputtanano.

    Il Fummelier

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    1. Accidenti, hai scritto tu più di me, congratulazioni :-) Ammetto che alcuni dei tuoi commenti sono un po' oscuri appunto perché legati a questioni personali, magari se vorrai me le spiegherai giovedì davanti ad un bicchiere di birra (artigianale) :-) Le patate fritte belghe, sono d'accordo, sono superiori, non hanno nulla a che vedere con le nostre. In quanto alle sagre....è come in mensa, devi sapere cosa scegliere, sennò rimani deluso. Ad ogni modo, grazie al mio commentatore più assiduo, ricevere riscontro fa piacere...

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  2. eheheheh....ho chiarito la questione "foglie d'erba" con Matilde ieri pomeriggio che sono andato a trovarla per definire le ultime cose per la serata di giovedi (vedi post sul mio blog), e ho compreso le motivazioni per cui è difficile avere rapporti di collaborazione con Foglie d'Erba. Birra buona e che vogliono in tanti, azienda composta da una o due persone...ergo, impossibilità a seguire come si deve tutta la filiera. Lo scontento, come dicevo a Matilde, è scaturito dal dispiacere di vedere che stia succedendo ad un bravo produttore...avesse fatto birra da schifo o pretenziosa (come molti microbirrifici che seguono l'onda della moda della birra fai da te) me ne sarei sbattuto. Mi sono arrabbiato perché ritengo un peccato che rischi di crollare sotto il peso del suo stesso successo. Ora spero ti sia più chiaro

    Il Fummelier

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    1. Guarda, io te lo pubblico il commento, poi con Gino te la vedi tu :-) Scherzi a parte, spero possa portare ad un dibatitto fruttuoso, e non essere occasione di dissidio tra voi...in fondo, come dici tu, il Foglie d'Erba merita, ed è bene che riescano a valorizzare al meglio il loro indubbio talento.

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