Come già saprà chi segue questo blog, ho avuto il piacere di condurre le degustazioni della fiera "Cucinare" Pordenone; senz'altro una buona occasione non solo per conoscere nuovi birrifici - ai quali riserverò un post a parte per garantire maggiore dovizia di particolari - ma anche per riscoprire quelli già noti. Inizio, semplicemente per diritto d'anzianità - nel senso che è quello che conosco da più tempo - da La Birra di Meni, che nella persona del caro Giovanni mi ha presentato una birra nuova in senso assoluto e una nuova per me - non avendo mai avuto occasione di assaggiarla.
Quella nuova "in toto" si inserisce a pieno titolo nell'eclettismo che ha di fatto sempre caratterizzato il lavoro di Meni, che spazia dalle alte alle basse fermentazioni, dalla tradizione tedesca a quella britannica con qualche incursione in quella belga, fino alle birre aromatizzate e alla frutta. Al panorama mancava forse qualcosa sul fronte del "genuinamente tedesco", lacuna colmata con la Keller Pils che Giovanni mi ha fatto provare. Mi sono trovata a commentare, quasi scherzosamente, "di questa birra non so nemmeno che dire": perché è la pils tedesca da manuale, limpida, con la sua luppolatura floreale discreta e la sua "punta di dms" (per i non adepti: dimetilsolfuro, simile all'odore del mais cotto) che - sempre da manuale - è caratteristico in questo tipo di birre, un corpo dalla maltatura leggermente dolce e non troppo robusta, un finale ben attenuato dall'amaro netto ed elegante. Vabbè, mi sono almeno sforzata di trovare aggettivi diversi da quelli della guida Bjcp perché al copia - incolla sono sempre stata contraria, però il senso spero sia chiaro: una birra semplice e pulita, che lungi dal perdere punti per una sorta di scarsa originalità, prova invece la maestria nel cimentarsi con quegli stili che, proprio perché semplici, sono i più difficili da realizzare senza sbavature.
In seconda battuta ho provato la birra alle castagne, la Pitruc. Ammetto di essere irrimediabilmente di parte quando si tratta di birra alle castagne, perché per me è stato amore al primo sorso con la Mortisa de Il Birrone - che, a mio parere, ha sempre costituito l'apice nell'equilibrio tra i profumi e sapori forti delle castagne arrostite e le altre componenti sensoriali -; ma anche la Pitruc si difende bene, e non solo per il posto sul podio ottenuto due volte a Birra dell'anno. L'aroma delle caldarroste è molto delicato, quasi vellutato, per lasciare poi posto al palato a dei toni che mi hanno ricordato quelli della farina di castagne. Una dolcezza moderata che poi - e qui sta forse l'aspetto più degno di nota della Pitruc - non indugia sino a diventare stucchevole o a lasciare la bocca "impastata" (perdonate l'espressione poco professionale, ma trovo sia il termine che meglio descrive la sensazione che lasciano in bocca le castagne) ma viene contrastata da una luppolatura decisa e pulita. Meno "estrema" della Mortisa, se proprio volessimo fare un paragone - sì, lo so, confrontare le birre non è elegante perché si va a giudicare in maniera comparativa il lavoro dei birrai, però a volte aiuta a capire (purché lo si faccia con l'intento di spiegare, non di giudicare) - , ma che proprio di questa maggior sobrietà fa la sua nota distintiva, andando incontro anche ai gusti di chi preferisce birre meno "sperimentali".
A risentirci per il seguito del Cucinare, con le altre novità!
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