Beppe e Raffaella del Samarcanda mi avevano annunciato già qualche
tempo fa che era in elaborazione, tra loro e il birrificio Maccarello di
Bibione, una birra in esclusiva per il locale; e siccome alla curiosità
non si comanda, ieri sera mi sono diretta vreso Plaino. La birra in
questione è stata battezzata Pearl Harbor, ed è illustrata con dovizia
da una lavagnetta posta non lontano dalle spine: già da lì si capisce
che unisce tradizioni diverse: quella tedesca sul fronte dei malti -
eccezion fatta per il maris otter - e quella americana per quanto
riguarda i luppoli - e qui invece fa eccezione il sorachi. Non volendo
giudicare a priori se l'idea potesse essere buona o se si trattasse di
un'eresia, non mi è rimasto che assaggiare.
Il
contrasto tra queste due anime, in effetti, si conferma in pieno.
All'aroma risaltano i toni tra il floreale e il fruttato dei luppoli
tanto da far pensare a una pale ale, ma una volta messo in bocca il
primo sorso, arriva una dolcezza da cereale tendente addirittura al
miele che ricorda quasi le ale belghe - pur con un corpo meno robusto,
tanto da risultare estremamente beverina nonostante i sette gradi
alcolici. In chiusura ritornano i luppoli di cui sopra, e l'amaro del
sorachi in particolare che dà una chiusura abbastanza secca; oltre a un
profumo di miele che risale una volta svuotato il bicchiere, esaltato
dalla temperatura più alta. In conclusione la definirei una birra per
chi, pur cercando qualcosa che venga incontro ad un largo spettro di
gusti in quanto a semplicità e delicatezza, apprezza comunque quella
nota di sorpresa data dal contrasto tra la parte maltata e quella
luppolata; che forse potrà far storcere il naso a qualche purista, ma
che è coerente con la volontà di elaborare qualcosa di nuovo.
Nessun commento:
Posta un commento