mercoledì 11 novembre 2015

Una birra in esclusiva: la Pearl Harbor

Beppe e Raffaella del Samarcanda mi avevano annunciato già qualche tempo fa che era in elaborazione, tra loro e il birrificio Maccarello di Bibione, una birra in esclusiva per il locale; e siccome alla curiosità non si comanda, ieri sera mi sono diretta vreso Plaino. La birra in questione è stata battezzata Pearl Harbor, ed è illustrata con dovizia da una lavagnetta posta non lontano dalle spine: già da lì si capisce che unisce tradizioni diverse: quella tedesca sul fronte dei malti - eccezion fatta per il maris otter - e quella americana per quanto riguarda i luppoli - e qui invece fa eccezione il sorachi. Non volendo giudicare a priori se l'idea potesse essere buona o se si trattasse di un'eresia, non mi è rimasto che assaggiare.


Il contrasto tra queste due anime, in effetti, si conferma in pieno. All'aroma risaltano i toni tra il floreale e il fruttato dei luppoli tanto da far pensare a una pale ale, ma una volta messo in bocca il primo sorso, arriva una dolcezza da cereale tendente addirittura al miele che ricorda quasi le ale belghe - pur con un corpo meno robusto, tanto da risultare estremamente beverina nonostante i sette gradi alcolici. In chiusura ritornano i luppoli di cui sopra, e l'amaro del sorachi in particolare che dà una chiusura abbastanza secca; oltre a un profumo di miele che risale una volta svuotato il bicchiere, esaltato dalla temperatura più alta. In conclusione la definirei una birra per chi, pur cercando qualcosa che venga incontro ad un largo spettro di gusti in quanto a semplicità e delicatezza, apprezza comunque quella nota di sorpresa data dal contrasto tra la parte maltata e quella luppolata; che forse potrà far storcere il naso a qualche purista, ma che è coerente con la volontà di elaborare qualcosa di nuovo.

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