
La visita - che Teo ha definito "liturgia eucaristica" dato che si svolge ogni domenica alla stessa ora della messa, "e poi io e il prete ci troviamo per vedere chi ha avuto più gente" - è partita da Casa Baladin, l'edificio settecentesco che Teo ha trasformato in un ristorante con camere: arredato con gusto e colore, offre cene degustazione con piatti abbinati alle birre Baladin. Ci siamo quindi spostati nella birreria, dove Teo ha raccontato la sua storia - ormai è rodato, usa sempre più o meno le stesse parole; però risentendola se ne coglie ogni volta un dettaglio diverso . Già che ci sono, i visitatori possono prenotare per pranzare lì alla fine del tour, in quello che era un ex cortile ed ora è coperto da un tendone da circo: tra possibilità di alloggio, di pranzare e di cenare, il "pacchetto turistico" così è completo. Sul palco del locale si sono tenuti circa 4000 concerti in meno di trent'anni (quindi una media annua di 133,3 periodico per la precisione): riesce quasi difficile credere che Teo sia riuscito a portare così tanti artisti in questo paesino di mille abitanti, in ossequio alla sua passione per la musica dal vivo.
Seguendo il tracciato del birrodotto con cui Teo portava le birre dalla sala cotte situata nella birreria all'ex pollaio dei genitori dove teneva i fermentatori, siamo arrivati in quella che oggi è la bottaia; e lì abbiamo assaggiato una Xyauyù del 2010, affinata in botti di rhum Caroni (zuccherificio di Trinidad che ha prealtro chiuso nel 2002, quindi stiamo parlando di un pezzo di storia). Confermo, una volta di più, che si tratta uno dei barley wine secondo me meglio riusciti, per quanto preferisca la versione Fumé che esalta meno il dolce. Infine ci siamo spostati al birrificio, che Teo conta di rendere energeticamente autosufficiente nel giro di pochi anni: tra fotovoltaico, recupero del calore delle cotte per il riscaldamento del magazzino per la rifermentazione in bottiglia, la strada è ben avviata. Del resto, si sa che Teo una ne fa e cento ne pensa: oltre ai grandi progetti per festeggiare i vent'anni del birrificio - di cui ho parlato in questo post - mi ha anche raccontato che la prossima primavera il Baladin Cafè di Cuneo verrà trasferito in un nuovo edificio più centrale di 1200 metri quadrati. Nei suoi progetti questo dovrebbe ospitare anche uno spazio in cui gli aspiranti birrai potranno fare la propria cotta, lasciarla nei fermentatori, e tornare poi a ritirarla: una prosecuzione ideale del progetto Open, da lui lanciato qualche anno fa, per mettere in comune le ricette tra birrai.

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