lunedì 5 ottobre 2015

Gusti di Frontiera, capitolo primo: ricordati di santificare le feste...e anche il sabato

Già il fatto che il titolo del post dica "Capitolo primo" potrebbe farvi temere una lunga e tediosa serie; ma non preoccupatevi, le telenovelas le ho sempre odiate, per cui cercherò di mantenermi nei limiti dell'umano. In ordine rigorosamente casuale inizio quindi da una delle nuove conoscenze, il birrificio Sante Sabide di Fraforeano. Il nome deriva, come illustra a dovere il sito del birrificio agricolo in questione - nasce infatti dall'azienda agricola Bull DecArt - da "un'antica e ingenua santificazione dell'osservanza del sabato come giorno di festa in uso nelle campagne del Friuli, osservanza repressa in seguito nel XVII e nel XVIII secolo nella zona di Aquileia dai "Sabatari", pubblici ufficiali che comminavano multe ai contadini sorpresi ad osservare il riposo di sabato": e, incredibile a dirsi, "a Sante Sabide sono intitolati quasi una trentina di luoghi di culto sparsi per le campagne del territorio friulano, in genere collocati presso corsi d’acqua o sorgenti". Insomma, un birrificio che pur essendo giovane - ha infatti iniziato la produzione a marzo scorso - ha in qualche modo una storia dietro di sé.

Il Sante Sabide produce al momento tre birre (più una quarta stagionale, la birra alla zucca, che però non era disponibile in quel momento). La prima che ho assaggiato è stata la Blonde Ale, una bionda ad alta fermentazione - come dice il nome stesso - dal colore giallo dorato, leggermente opaca e con un buon cappello di schiuma. La luppolatura fresca e l'aroma floreale fanno da apertura al sorso che in bocca rimane delicato con una punta di dolce da malto, e che chiude poi con un amaro leggero e pulito: una birra semplice dai toni sobri e nel contempo decisamente piacevole, da bere in quantità nelle giornate assolate.


Diverso il discorso per le altre due birre, la Ipa e la Amber Ale. Anche qui la volontà è quella di "evitare gli eccessi" - nella fattispecie non avere una amber ale troppo dolce, né una ipa troppo amara -; ma si tratta di una ricerca di equilibrio ancora in corso, come del resto mi ha confermato anche il birraio. La amber ale infatti, pur mantenendo un corpo rotondo e con sentori di biscotto e caramello come da stile, pecca forse di toni erbacei e resinosi un po' troppo pungenti per quanto riguarda sia la luppolatura in aroma che quella in amaro; mentre la ipa predilige luppolature più dolci che danno sentori di frutta tropicale ed esaltano la maltatura che la discostano un po' dallo stile - per quanto le ipa siano ultimamente terreno delle sperimentazioni più audaci. Dato l'equilibrio già raggunto dalla Blonde Ale, comunque, le premesse per una promettente evoluzione anche delle altre due ci sono: sarà un piacere fare un nuovo pellegrinaggio alla "santa del sabato" tra qualche tempo...

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