lunedì 26 ottobre 2015

Fiera birra Pordenone, parte prima: i vecchi amici

Come molti di voi già sanno, questo fine settimana sono stata impegnata - eh sì, è un lavoro sporco ma qualcuno lo deve pur fare - con la Fiera della birra artigianale di Pordenone. Una "prima" sotto un duplice punto di vista, perché è sia il debutto dell'edizione autunnale della fiera di Santa Lucia di Piave - evento ormai consolidato - che quello di una fiera di questo tipo in Friuli Venezia Giulia (dato che altri eventi simili hanno obiettivamente un taglio diverso). Tra i venti birrifici presenti ho trovato per la maggior parte vecchie conoscenze, ma di alcune ho avuto modo di provare qualcosa di nuovo; mi ispira iniziare da questi ultimi casi, per cui mettetevi comodi.

Seguendo - molto banalmente - l'ordine in cui ho trovato i vari stand, il primo è quello di Matilde e Norberto - titolari della Brasserie di Tricesimo che fanno anche da distributori di vari marchi per il Fvg, tra cui Toccalmatto, Ducato e Foglie d'Erba. Matilde mi ha messo tra le mani un bicchiere, sfidandomi ad indovinare che birra fosse. E, lo ammetto, ho sbagliato di brutto. Non diciamo a quale light ipa avessi pensato: fatto sta che si trattava della nuova versione della Hopfelia di Foglie d'Erba, con una luppolatura assai più delicata dall'amaro meno acre, in cui i toni resinosi che contraddistinguevano questa birra si armonizzano con altri più citrici. Un risultato finale che personalmente ho apprezzato, non amando gli amari troppo decisi, e che probabilmente "sposterà" un po' il pubblico di Foglie d'Erba - i patiti dell'amaro si getteranno a braccia aperte sulla Freewheelin', mentre la Hopfelia probabilmente guadagnerà consensi tra quelli come me.

Subito più avanti era posizionato L'Inconsueto, di cui il birraio Valentino mi ha presentato la novità, la ale chiara al limone. Al mio "Mica avrai fatto la radler???" ha risposto con un "Guarda che mi offendo!", perché in effetti radler non è: al di là della considerazione di base che rimane comunque birra perché l'aromatizzazione non è soverchiante, si nota bene come i limoni usati siano di qualità - di Sorrento, per la precisione - senza quel retrogusto dolciastro e stucchevole che lascia la limonata. Punto di forza de L'Inconsueto però, a detta di Valentino, è la Speciale: una "Ipa come dovrebbe essere, senza tutta quell'esagerazione di luppoli americani, che gli inglesi dell'epoca non avevano", ha sentenziato. In effetti è una birra per gli amanti dell'amaro, ma rimanendo comunque equilibrata prediligendo un erbaceo sobrio e non pungente sia nell'aroma leggero che nel resto della bevuta.

Veniamo quindi al Jeb, fresco di titolo di birrificio dell'anno a Marano Vicentino. Chiara ci ha tenuto a farmi assaggiare la "Cometa roasted", come l'ha definita, ossia l'ambrata ai tre cereali in versione affumicata. Su profumi dolci e maltati che la caratterizzano risalta bene l'affumicato, tanto da far quasi credere che si imponga poi anche in bocca; cosa che invece non è, perché al palato risulta un affumicato gentile, che non lascia poi una persistenza troppo aggressiva. Una birra complessa e forse non per tutti, ma che riesce ad armonizzare in maniera originale tutti i sapori di cereale, biscotto, miele e tostato che la caratterizzano.



Di Sognandobirra ho riprovato la brown ale Sisma (la foto col cannolo è una gentile concessione di Andrea), questa volta alla spina, perché "è tutta un'altra cosa di quella in bottiglia, assolutamente devi-devi-devi". Mi sono fidata, e in effetti è così: se la versione in bottiglia presenta un contrasto più marcato tra aroma e corpo caramellati e amaro resinoso in chiusura, quella alla spina amalgama meglio questi due poli, risultando al contempo sia meno dolce al palato che meno amara alla fine, nonché meno "traumatica" nel passaggio tra i due sapori. Più armoniosa, volendo usare un aggettivo solo, cosa che personalmente ho apprezzato.

Ho ritrovato anche l'apprezzao Mr Sez, a cui questa volta però mi sono trovata a "fare le pulci" per la sua wheat ale Santa: troppo poco pronunciato il cereale, a mio modo di vedere - il frumento è appena percepibile -, mentre la luppolatura fresca e floreale farebbe pensare più ad altri generi - mi ha ricordato la loro pale ale Furba. Una birra piacevolissima, ma che non inquadrerei del tutto nello stile. Pienamente in stile e con lode invece la imperial stout Penelope, un tripudio di caffè e cioccolata dall'inizio alla fine, con schiuma pannosa d'ordinanza ed un finale leggerissimamente acidulo da malto tostato che contribuisce notevolmente alla bevibilità. Ottima per il birramisù, come ha confermato anche la moglie del birraio Enrico.

Una parola anche per la Rudolph di Bad Attitude - una strong ale dal colore dorato, che armonizza i toni molto dolci del malto con lo speziato di ginepro, zenzero e cannella - e la blanche del San Gabriel, pienamente e piacevolmente in stile - pur essendomi apparsa più dolce al palato rispetto alla media delle blanche, complice forse l'aggiunta di farro e segale -, con il caratteristico speziato e floreale del lievito.

Da ultimo il Birrone, dove ho avuto la sorpresa di trovare nientepocodimeno che il grande boss Simone Dal Cortivo: è stato un piacere - nonché un momento decisamente istruttivo - degustare con lui la Heaven, una blanche caratterizzata dal coriandolo aggiunto a fine bollitura per dare una nota secca a contrastare il dolce del cereale e buccia di arancia amara. Una birra che ha ricevuto notevoli riconoscimenti a Rimini insieme alla sua "cugina" a bassa fermentazione, la Hell; e che conferma la filosofia di Simone secondo cui le birre si fanno equilibrate, senza voler strafare - come ha ribadito facendomi assaggiare anche la Rauch, un'ambrata dall'affumicato assai discreto.

Concludo nominando anche tutti gli amici che, pur non avendo avuto nulla di nuovo da presentarmi - detta così pare che siano degli scansafatiche, la realtà è che sono io ad essere godereccia e le ho già provate tutte - mi hanno accolta con calore: Zahre, Benaco 70, Valscura, Villa Chazil. Posso dire con piacere che mi sono sentita in famiglia, decisamente l'aspetto che apprezzo di più di queste giornate.

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