
In seconda battuta ho provato la Pov, una ipa che si distingue perché predilige agli aromi acri tipici della luppolatura di questo stile quelli più tendenti alla frutta esotica, che si confermano anche al palato insieme ad un leggerissimo tocco di malto, per virare poi sull'amaro molto persistente in chiusura - sempre una ipa è, dopotutto. Direi che l'ho apprezzata - al di là del gusto personale - soprattutto perché sa trovare la sua originalità a costo di apparire "eterodossa" (e infatti uno dei ragazzi, Michele, ha affermato di aver scelto il nome "Ateo" per il birrificio proprio in virtù del loro "non avere dogmi" nel brassare) in un panorama come quello delle ipa che oggi è piuttosto inflazionato, e in cui si trova un po' di tutto a scapito delle birre davvero eccellenti che rischiano di sparire nella massa.
Veramente alla spina avevano solo queste due, ma Michele ha stappato una bottigia di Cougar, la loro bock. Qui a predominare è la dolcezza del malto con le sue note di caramello e biscotto, che accompagnano la bevuta dall'aroma fino alla chiusura discretamente persistente; con un leggerissimo contrappunto amaro, comunque, che evita di renderla stucchevole.
Nel complesso le tre birre in questione hanno fatto una buona impressione non solo a me, ma anche ad altri birrai presenti che si erano riuniti per un bicchiere insieme: staremo a vedere, e del resto non posso che augurarmelo, se siamo di fronte allo sbocciare di una buona promessa nel folto gruppo dei tanti nuovi microbirrifici.
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