Grande naturalmente la soddisfazione da parte dei proponenti e dei birrai tutti; anche perché, pur in presenza di diverse proposte di legge regionale in Italia (ricordo il Veneto, il Piemonte e la Sardegna) il Fvg è il primo ad arrivare all'approvazione in aula. Ho avuto modo di contattare il consigliere Emiliano Edera, al quale ho rivolto alcune domande.
Consigliere Edera, come mai, tra le tante produzioni artigianali in Regione, si è scelto di puntare proprio sulla birra?

Che contributo ha portato la discussione in aula rispetto a quanto già avvenuto in Commissione?
La modifica principale consiste nella questione del marchio: si è scelto di puntare su di uno già rigistrato come AQUA, invece di crearne uno nuovo, per evitare potenziali impugnazioni di un marchio legato al territorio - rispetto alle quali esiste peraltro già una certa giurispridenza. Lo sforzo è comunque stato quello di coprire tutti i tipi di realtà, pur in assenza di un marchio specifico.
C'è poi la questione dei fondi e dei criteri con cui vengono ripartiti: 45 mila euro l'anno sono sicuramente una buona notizia, ma con oltre 30 birrifici in Regione il rischio di dare finanziamenti a pioggia o comunque in maniera non del tutto efficace è un nodo da tenere presente. Come agirete?
Innanzitutto va precisato che si tratta di una cifra iniziale, per dare il via a questa legge, e l'obiettivo è quello di aumentare la dotazione. Per il resto, saranno i regolamenti attuativi a definire in maniera dettagliata i criteri da utilizzare. La cosa che più mi ha fatto piacere è stato che anche i diretti interessati, i birrai, durante le auduzioni hanno espresso soddisfazione: il che mi conforta rispetto al fatto che stiamo andando nella direzione giusta.
Ho poi avuto modo di contattare anche Enzo Marsilio, l'altro firmatario del testo.
Consigliere Marsilio, lo chiedo anche lei: come mai tra le tante produzioni si è scelta la birra artigianale?
Innanzitutto perché, pur essendo un settore che in quanto a dimensioni può essere considerato di nicchia, abbiamo delle punte di eccellenza che hanno ottenuto riconoscimenti anche a livello europeo; e in secondo luogo perché, se pensiamo al percorso di valorizzazione del vino che è stato fatto con successo, è ora evidente la necessità di un analogo accompagnamento da parte della Regione anche per quello birrario. Penso in particolare alla definizione di una filiera regionale, sia per il luppolo - specie ora che si sta lavorando per superare alcuni limiti normativi a livello europeo - che per l'orzo e la maltazione: un micromaltificio in Regione ci può stare, dando seguito a quelli che sono i progetti già avviati.
Qual è a suo avviso il maggior punto di forza, e quale invece la criticità più significativa, di questa legge?
Il maggior punto di forza è proprio il fatto stesso di aver approvato la legge: siamo la prima Regione in Italia a farlo, e questo significa trasmettere un messaggio molto forte. La maggior criticità è la mancanza, al momento, di una chiara definizione della filiera già nel testo di legge, come avrei invece auspicato. Già diversi enti, in primo luogo l'Ersa, stanno lavorando in questa direzione: penso ad esempio a ciò che già ha fatto e sta facendo per quanto riguarda l'orzo. Ora rimane da incrementare il settore del luppolo. Non sarà un percorso breve, ma aver definito questo quadro di base è comunque un punto di partenza.
Quando prevede che si potrà andare a regime?
I regolamenti devono essere operativi entro 180 giorni, per cui contiamo di partire entro la fine dell'anno. Sono comunque già accessibili ai birrifici sia i bandi rivolti alel aziende artigiane che, per gli agribirrifici, quelli ricolte alle aziende agricole: il che va ad aggiungersi alla dotazione economica prevista da questa legge.