martedì 23 maggio 2017

La "Primavera della birra"

Ha guadagnato le pagine economiche di diversi quotidiani oggi lo studio "La birra piace sempre di più agli italiani", realizzato da Althesys per conto della Fondazione Moretti - costituita da Heiniken e Partesa - con titoli più o meno celebrativi in quanto alla situazione di salute del settore. Senza soffermarmi sulle letture a volte distorsive che alcuni miei colleghi hanno (ahimé) fatto di questi dati, sono andata a recuperarmi direttamente il testo del rapporto (datato peraltro 4 maggio: evidentemente ha suscitato l'attenzione sono in occasione della presentazione). Lasciamo da parte anche le dietrologie del tipo "l'ha commissionato Heineken": certo, lo so che l'ha commissionato Heineken, ma pur tenendone conto facciamo salva - almeno in questa sede - la buona fede dell'istituto che l'ha realizzato.

Lo studio parte dalla media dei consumi pro capite registrata nel 2016: +1,6% rispetto al 2015, ossia 31,5 litri a testa. Bene l'incremento, certo, ma non tanto da giustificare toni entusiastici, dato che rimaniamo comuqnue tra i Paesi che consumano meno. Più marcata la crescita della produzione, +3,5% sul 2016, arrivando a 19 milioni di ettolitri. Non è esattamente una novità, però fa riflettere, il dato per cui le prime 10 aziende coprono l'86% del volume d'affari - stimato in 7,8 miliardi di euro totali; mentre i microbirrifici, pur cresciti esponenzialment, rimangono secondo questa ricerca al 2,1% della produzione totale. Bene l'occupazione del settore, con un +34% nel periodo 2010-2015: dato sicuramente molto influenzato da questa crescita.


Dove va però questa birra? La ricerca ricorda che, per quanto l'export sia in crescita (+14% nel 2015, poco più di 2 milioni di ettolitri), il saldo commerciale è negativo - importiamo cioè più birra di quanta ne esportiamo - la birra estera conta per il 37,7% dei consumi (7 milioni di ettolitri): nemmeno questa una novità, direte voi. Il reposrt si spinge peraltro a dire che "quella che arriva dall'estero è spesso birra di qualità non eccelsa, ma molto concorrenziale dal punto di vista del prezzo finale" - allusione fin troppo scontata alla questione accise. Di qui la conclusione che "l'import continua ad essere il principale competitor per i produttori italiani".


Davvero sono quindi le importazioni il "nemico"? Per la birra artigianale probabilmente meno: si tratta di un mercato che comunque ha un occhio di riguardo per i birrifici del territorio, e che per quanto vada a cercarsi l'ultima ipa di quel tal birrificio sperduto dell'Oregon tramitechissà quali canali, non disdegnerà la bottiglia del piccolo birrificio sotto casa - anzi, berra più spesso quella. Di più temono le industriali, più facilmente "intercambiabili" dal consumatore medio con alternative straniere più a buon mercato.

In generale comunque, al di là degli sbandieramenti mediatici, mi pare di sentire la voce di uno dei miei cari prof di giornalismo: "Nooo! Nooo! Non - è - una - notizia!!!". Ossia: nessun cambiamento sostanziale sotto il sole, nonostante i segni più davanti alle percentuali. Insomma, la "primavera" di cui ha parlato l'ad di Heineken Italia Soren Hag, è sì e no ai primi germogli.

Nessun commento:

Posta un commento