Sono cresciuta in un paesino dove una delle più grandi attrattive è la festa della fragola e dell'asparago: per cui diciamo che ho avuto anche qualche ragione "sentimentale" nell'accogliere l'invito del birrificio San Gabriel alla serata "Asparago bianco di Cimadolmo e birra", all'Osteria della Birra San Gabriel di Ponte di Piave. Una cena che ha dato spazio - sotto la regia che definirei ormai collaudata di Lara Prando - non solo alle birre della casa, ma anche a numerosi produttori della zona - dall'azienda agricola La Negrisia per gli asparagi, alla Pasquon per la farina di mais rosso, alla Sapori del Piave per i formaggi.
Ad accogliermi è stato il titolare, Gabriele Tonon, con due chiacchiere di fronte ad una Bionda; e devo dire che mi ha colpita, dopo tanto che non la bevevo, per la pienezza di cereale al palato che rimane comunque poi molto pulita, con una persistenza quasi floreale. L'antipasto - tra cui spiccavano gli asparagi in diverse preparazioni e il formaggio alla birra - è stato accompagnato dalla birra all'asparago bianco di Cimadolmo: una lager chiara leggera in cui all'olfatto si può cogliere una leggera nota vegetale data appunto dell'asparago, che però rimane poi nelle retrovie nel corpo esile e non molto persistente.
La serata era pensata anche come occasione per presentare l'ultima nata di casa San Gabriel, la Senza Glutine, che è stata servita con i primi - risotto agli asparagi e lasagna agli asparagi ed erbe di campo. Per alcuni versi può essere definita la "sorella minore" della Bionda; e non perché abbia minore dignità, ma perché, pur condividendone l'impianto di base e gli aromi tra il floreale e l'erbaceo, risulta meno piena sotto il profilo della maltatura e meno persistente. Gabriele ha spiegato che il risultato del "senza glutine" - con un quantitativo cioè al di sotto delle 20 parti per milione - è ottenuto grazie all'utilizzo di particolari malti, il che va chiaramente ad influenzare anche il profilo organolettico finale e quindi le differenze rispetto alla Bionda di base. Pur più esile non l'ho comunque trovata "annacquata" (scusate, il termine "watery" all'interno di un testo in italiano proprio non mi va giù, è più forte di me); né si discosta da quella che è l'impronta birraria del San Gabriel - stile tedesco, lineare e senza orpelli, neanche quando si tratta di aromatizzazioni. Nel complesso l'ho trovata una birra molto semplice, che può prestarsi ad accompagnare un'ampia gamma di piatti - del resto chi soffre di celiachia deve poterla bere a tutto pasto - appunto per questo suo "non imporsi" sugli altri sapori.
Il secondo - un piatto bello in primo luogo a vedersi, con seppie alla Ambra Rossa, polenta di mais rosso e asparagi - è stato accompagnato dalla Zea Mays, la birra al mais rosso di cui già avevo parlato qui, e che rimane a mio avviso una delle meglio riuscite della casa. Curioso in particolare come la birra accompagnasse le seppie praticamente al pari della polenta, e non perché la birra soffra di un'eccessiva aromatizzazione - anzi, è molto equilibrata - ma perché crea in bocca lo stesso gioco di pulizia per contrasto. Anche l'aromatizzazione delle seppie con la Ambra Rossa si conferma indovinata, data - anche qui - la sensazione di "pulizia per contrasto" che l'amarognolo del radicchio crea contrastando il sia i toni dolci del malto che quelli del pesce.
Da ultimo il dessert, cheesecake agli asparagi con gelato alla Ambra Rossa e fragola ricoperta di cioccolato, abbinato alla Ambra Nera. Trattasi di una Belgian Strong Ale, che ricorda le birre d'abbazia, dal colore di caffè; aromi tra il tostato e la frutta sciroppata come da manuale, con finanche qualche nota di liquirizia, marasca, cacao e caffè. Corpo ben robusto e rotondo che ripropone questi sapori e in cui si coglie anche una nota alcolica, che persiste nel finale dolce ma non stucchevole. Una birra senz'altro adatta ad accompagnare un dessert, andando sia a valorizzare la cioccolata che a contrastare con una dolcezza "diversa" quella caramellata del gelato e quella cremosa del cheesecake. Personalmente l'ho trovata equilibrata nel suo insieme, per quanto "esuberante" per i miei gusti dati i suoi toni forti; da notare è più che altro come si discosti da quella che è la linea classica del San Gabriel, appunto di ispirazione tedesca, ponendosi come "eccezione" all'interno della produzione del birrificio.
Chiudo con una nota di merito - che peraltro rinnovo avendola espressa già la scorsa volta - allo staff dell'Osteria della Birra per il servizio non solo rapido e puntuale, ma anche attento a ciascun commensale e alle sue esigenze - cosa non facile né scontata in una serata di lavoro serrato come questa.
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