Ok, alzate la mano: quanti di voi sono mai passati da Campea di Miane (Treviso)? Come, così pochi? Ok, non me ne meraviglio: questo ridente paesino sulle colline del Prosecco, che all'ultimo censimento contava ben 365 abitanti - tanti quanti i giorni dell'anno, guarda un po' te -, non è certo un luogo di grande passaggio. Eppure è qui che è nata quella che personalmente ritengo una buona promessa nel campo della birra artigianale, Mr. Sez: alias Enrico Selvestrel, impiegato alla Bartolini, che ha battezzato con il suo soprannome i risultati della decennale passione da homebrewer . Dopo il corso alla Dieffe e uno stage al birrificio 32, Enrico ha deciso di affiancare le cotte alle spedizioni con corriere espresso: e così è partito appoggiandosi al birrificio di Quero in beerfirm - tenendo a precisare, tuttavia, che "non sono uno che fornisce la ricetta e basta: le cotte le faccio insieme a loro, e ho sempre trovato la massima disponibilità e collaborazione". Logo della birra Mr. Sez è la pecora, animale un tempo numeroso in queste zone: che infatti campeggia in tutte le etichette, caratterizzata in maniera diversa a seconda del tipo di birra. In quanto a filosofia brassicola, "spezie, sapori troppo forti e carbonatazioni eccessive non mi appartengono": un altro sostenitore del ritorno alla semplicità.
Incoraggiato dal successo delle sue birre tra gli amici e alle sagre di paese - che a quanto pare rimangono un'ottima vetrina -, Enrico da un paio di mesi ha iniziato a partecipare ad alcune manifestazioni e degustazioni in zona, e a distribuire le sue bottiglie ad alcuni locali. Delle sei ricette uscite dal suo cappello di homebrewer, quella che ha sinora presentato come suo "biglietto da visita" è la Furba - "un nome nato a caso insieme alla grafica che mi ha disegnato le etichette", ammette - : una pale ale dagli aromi agrumati e dal corpo leggero tendente al resinoso, che nella chiusura secca lascia un amaro erbaceo assai persistente e al tempo stesso delicato che dà quasi l'impressione di avere in bocca un fiore di luppolo. Per gli amanti dell'amaro - come Enrico del resto dichiara apertamente di essere - ma anche per chi si accosta per la prima volta a birre di questo genere, perché la sensazione di freschezza lasciata dalla Furba la rende molto gradevole e beverina - complice anche il basso grado alcolico, 5 gradi.
L'altra birra che Enrico considera tra le meglio riuscite è la Tus, "caprone" in lingua locale, che - manco a dirlo - è una bock (per chi non lo sapesse: suddetto cornuto animale è simbolo di questo genere di birra, v. glossario). Anche qui mi è toccato dargli ragione: la schiuma fine e assai persistente racchiude un aroma tra il resinoso e il malto caramellato, mentre al palato si mischiano note liquorose, di liquirizia e di frutta secca. In chiusura ho percepito personalmente un leggero affumicato, a coronare un corpo ben pieno e complesso, che per quanto non faccia risaltare la luppolatura - come da stile - non lascia comunque alcuna persistenza dolciastra: complessità ed equilibrio al tempo stesso, direi, definendola un'altra birra ben riuscita - per quanto non di facile beva.
In vista dell'estate, la prossima cotta sarà riservata alla Santa - perché fatta assaggiare la prima volta in occasione della festa di Sant'Andrea -, una birra di frumento - "summer wheat", ci ha tenuto a precisare Enrico -, dalle note acidule. Il panorama si completa con la Orba, una pils in stile ceco - ironicamente, dato che in dialetto locale "orba" significa "cieca" - con un particolare dry hopping come nota distintiva; la 17.9 - dalla data dell'anniversario di matrimonio -, una special bitter fatta per festeggiare il primo anno di vita di coppia - e due pecorelle innamorate in etichetta, molto significativamente; e la Penelope, una imperial stour dedicata alla cognata "che assomiglia a Penelope Cruz".
Certo è buona norma andarci piano con le lodi sperticate ai "principianti", anche perché sarà il tempo a dimostrare la capacità di mantenere la qualità e di migliorare eventuali punti deboli; ma in questo caso direi che un buon incoraggiamento è del tutto meritato.
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