martedì 21 aprile 2015

Una birra "di famiglia"

No, non nel senso che a farla sono due o più fratelli; ma nel senso che a ispirare il nome del birrificio, "Tempesta", è stato quello della nobile famiglia veneziana che possedeva la Rocca di Noale: cittadina in cui ha sede il ristopub "Il cortivo" da cui nel 2010 è nato anche il birrificio, su iniziativa di Claudio Pigozzo e Pierluigi Ceola. Tecnicamente si tratta di un beerfirm, ma mi sento di consigliare di superare i pregiudizi: sarà perché si affidano ad un birrificio di provata esperienza come l'Acelum, sarà perché i nostri ragazzi sanno fare (e testare) bene le ricette, il risultato finale è di tutto rispetto.


Anche loro sono una conoscenza fatta a Santa Lucia di Piave, dove i due ragazzotti mi hanno accolta con la massima simpatia. Mi hanno così raccontato come tutto sia partito nel 2010 da una strong ale speziata al miele di tiglio e pensata come birra di Natale - battezzata "La Rocca", in onore ai trascorsi storici del luogo -: che però ha avuto tra gli amici e al pub un successo tale non solo da essere mantenuta oltre le feste, ma anche da spingere i due giovani su questa strada. Sono così seguite la bitter "Secca" e la pale ale "Ultra", la Ipa "Nemesi" e la stout affumicata "La Nera". Il tutto in un rigoroso stile inglese - pur con qualche reinterpretazione -, dalla bassa carbonatazione e preferibilmente spillate a pompa.

Non potendole assaggiare tutte di botto ho chiesto quale fosse, a loro giudizio, il pezzo forte della casa: la Secca, "ma assaggiala domani, perché oggi abbiamo un problema tecnico e non possiamo spillartela a pompa". L'attesa ha pagato: per quanto le bitter non siano il mio genere devo ammettere che questa mi ha colpita, con una luppolatura tanto generosa e agrumata - con qualche nota di frutta tropicale - da far pensare ad una Ipa, che fa da contrappunto ad un corpo leggero - ma non annacquato - e dissetante che chiude con un amaro netto e secco in onore al nome. A una birra così indubbiamente la spina non avrebbe reso giustizia, perché la bassa carbonatazione consente di apprezzare al meglio i vari aromi e sapori. Nota di merito anche a chi l'ha spillata, che ha saputo mettermi davanti un cappello di schiuma ben spesso, fine e persistente.

Naturalmente però il giorno precedente i ragazzi del Tempesta non mi avevano lasciata a bocca asciutta, prononendomi la Nemesi: una Ipa rispettosa dell'antico stile inglese, più delicata e amara in quanto a luppolatura rispetto a quelle oggi in voga, risultando assai più equilibrata della media dello stile. Interessanti anche le note resinose che si percepiscono appena nel corpo, e una punta speziata in chiusura.

Ultima nota di merito alle etichette: delle vere opere d'arte, realizzate da Monica Stievano. Se anche l'occhio vuole la sua parte...

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