No, non è una nuova campagna animalista in favore dei roditori, ma lo sogan del birrificio Rattabrew di Lendinara: nome scelto ironicamente perché "di tipico in Polesine ci sono i ratti", come scherza il mastro birraio Mirko Borghesan, anche lui conosciuto a Santa Lucia di Piave. Un amore per la birra, il suo, che è partito da una Westvleteren 12 tappo oro, è passato per una cotta pubblica del birrificio Mastino - di cui ho parlato in questo post - che gli ha poi ceduto il proprio impianto, e si è concretizzato nel 2013 con la nascita del birrificio.
Caratteristica delle birre Rattabrew è quella di avere tutte nomi femminili, ciascuno con la sua storia: dalla Joska la Rossa, una belgian red ale ispirata al noto canto degli alpini; alla Ottavina, una german helles che ha preso il nome dal "matto del villaggio" Ottavio; alla Marilyn, una light Ipa, a tutti gli affetti una "bionda americana"; fino alla più irriverente Bernarda, una fruit sour con albicocche, chiamata a quel modo perché "è così che dalle nostre parti vengono soprannominati i genitali femminili", ha riferito la ragazza al banco. Unica eccezione la Bluff, una belgian golden strog ale, perché - mascherando bene i suoi 8 gradi alcolici - "come tutte le donne, inganna". Nota di merito anche in questo caso alle etichette, conuna grafica che "assegna" a ciascuna birra una fiugura distintiva: le labbra per la Marilyn, le carte da gioco per la Bluff, e via discorrendo.
Ho provato per prima la Jessie White - che prende il nome dalla moglie di Alberto Mario, importante figura del Risorgimento italiano citata da Carducci -, una belgian wit: già all'aroma, ai tipici toni di frumento ed erbacei, si nota lo speziato del pepe rosa che caratterizza questa birra; e che ritorna in forze nel finale, dopo aver lasciato spazio nel corpo ai sapori di buccia d'arancia dolce - altra peculiare aggiunta. Una birra assai gradevole e rinfrescante, che ha il merito di saper equilibrare bene lo speziato del pepe per renderlo un "fattore dissentante" - invece che far tossire il povero malcapitato che beve un sorso.
Mi aveva poi incuriosita la Francesca, una blanche all'ibisco e rosa canina, il cui nome è ispirato al celebre
verso del sesto canto dell'inferno di Dante - protagonisti appunto Paolo
e Francesca - "amor ch'al cor gentil ratto s'apprende" (quando si dice che la letteratura incontra l'ironia...). A spiccare è soprattutto l'ibisco, sia all'aroma che al palato; tanto da sovrastare - soprattutto nel corpo, in cui si fa sentore bene anche la rosa canina - la birra di partenza, almeno a mio parere. Anche questa comunque molto gradevole e dissetante grazie al connubio tra i due fiori, adatta alle giornate estive, e indubbiamente assai originale.
Non ho poi potuto resistere alla tentazione di assaggiare una loro birra sperimentale che ancora non commercializzano in bottiglia, e che è stata per ora battezzata "Experimental grappa": una belgian brune maturata in botti di grappa per otto mesi, in cui sia i profumi che i sapori "alcolici" - definiamoli così - della grappa sono ben evidenti, e che lascia una persistenza lunga e calda. Una birra da bere in una fredda serata d'inverno, davanti al fuoco, come fosse un barley wine - anche la carbonatazione è praticamente assente: sempre che vi piaccia la grappa, beninteso, nel qual caso diventerà uana delle vostre birre preferite...
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