lunedì 4 aprile 2016

Ultime evoluzioni in casa Sancolodi

Trovandomi dalle parti di Vicenza, non ho potuto mancare un passaggio da Sancolodi: del resto fermarmi da quelle parti è sempre per me un grande piacere, non solo per il buon cibo e la buona birra, ma anche per l'aria di famiglia che vi si respira. Roberto, Luca e Alessandro mi hanno accolta con il consueto calore, e soprattutto con le birre: e devo ammettere che, dato il carattere assai informale della serata, l'ordine in cui le abbiamo degustate è stato tale da far gridare all'eresia non dico un esperto, ma chiunque abbia un minimo di conoscenza in questo campo. Ma tant'è, le abbiamo comunque apprezzate; e a "pulire" la bocca tra una e l'altra ci ha pensato la pizza di Roberto, appositamente poco condita e leggera per andare ad influire il meno possibile sui sapori.

La prima della lista è stata la stout di casa Sancolodi nella nuova ricetta, a cui è stata eliminata l'avena e aggiunti i fiocchi d'orzo, nonché una buona dose di luppolo in amaro - stiamo parlando di una birra da 60 ibu. Ammetto che al naso mi aveva lasciata un attimo perplessa, perché a spiccare, invece della tradizionale rosa delle stout - tostato, caffè, cioccolato, liquirizia e affini - era invece la componente del luppolo, cosa che non appartiene allo stile; è bastato però avere un attimo di pazienza che la birra si scaldasse e raggiungesse la sua temperatuta ideale per renderle giustizia. Per quanto l'aroma non sia in ogni caso particolarmente pronunciato, la sorpresa arriva al primo sorso: particolarmente calda, quasi liquorosa, tanto da apparire più alcolica dei suoi sei gradi, con una lunga persistenza da liquore al caffè che non lascia tuttavia alcuna nota dolce. Ben presente e tenace anche la schiuma, che nonostante la grana non proprio sottilissima regge praticamente per tutta la bevuta, accompagnando - con il suo accentuare l'amaro - l'intera degustazione. Personalmente l'ho apprezzata più della precedente, in cui avevo colto dei residui di acidità da malto base. Una birra per gli amanti delle stout di buon corpo, ma che trovano da obiettare su quelle che indugiano troppo sulla componente dolce.

Il secondo step è stata la birra alle castagne, che avevo assaggiato solo nella versione della stagione scorsa (nella foto vedete un soddisfatto Roberto dietro al bicchiere). Sulla base della loro brown ale, i Sancolodi hanno aggiunto castagne lessate e arrostite. Sia all'aroma che in bocca le note di caldarrosta rimangono molto morbide e delicate - e via via più evidenti con la temperatura -, tanto da non sovrastare ma piuttosto accompagnare la base maltata, tra il biscotto e il caramello, della brown ale. Sul finale rimane moderatamente dolce ma non stucchevole, senza lunghe persistenze, coerentemente con la volontà di fare una birra "discreta" pur partendo dalla base di un sapore discretamente forte qual è quello delle castagne. Anche in questo caso, una versione più elegante e pulita della precedente, che presentava qualche spigolosità in più soprattutto al palato.


Da ultimo la brown ale, anche qui in nuova ricetta, monoluppolo northern brewer - un luppolo originario dell'Inghilterra, usato prevalentemente in amaro. La componente di amaro è infatti nettamente più accentuata rispetto alla versione precedente, pur senza perdere l'equilibrio dell'insieme, valorizzato da un finale ben pulito e secco - ben più della versione precedente, che strizzava maggiormente l'occhio alla componente caramellata del malto.  Non mi soffermo invece sulla lager helles, che è ormai una certezza ed è mantenuta tale, visti anche i riconoscimenti che sta ottenendo.

Non mi rimane che ringraziare ancora i Sancolodi per l'accoglienza e la piacevole serata in amicizia, oltre che per le birre, che ho trovato evolute in maniera interessante nella costante tensione a sperimentare - ed auspicabilmente migliorare - che caratterizza i tre fratelli. Ora rimane una kriek del 2014 da stappare, che a sentire Roberto promette bene: rimanete sintonizzati...



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