
Venendo alle birre - il cui slogan è "testate su esseri umani" - sono al momento tre quelle disponibili. Se Sognandobirra, di cui avevo parlato ieri, punta a raggiungere l'eccellenza all'interno di canoni di pulizia e semplicità, Barbanera osa di più in quanto a toni forti, pur senza strafare. Sono partita dalla ale bionda Mariù, che pur rimanendo più delicata sul fronte dell'aroma, fa sentire al palato in maniera robusta il cereale che già si era presentato all'olfatto, chiudendo con una punta di amaro appena percepibile; e se fino a qui rimaniamo in fin dei conti nella semplicità, sale su ben altri registri la seconda che ho provato, la Bigiata, una saison dagli intensissimi profumi speziati. Personalmente ho sentito soprattutto pepe (che mi hanno detto non esserci in realtà) e chiodi di garofano, ma la rosa di spezie va dal cardamomo al coriandolo; spezie che si ripropongono nel corpo robusto che vira presto tra l'amaro e l'agrumato, lasciando comunque nel finale una punta quasi piccante sulla scia della speziatura. Da ultimo ho provato la Irma, una dubbel rossa, dolce sotto tutti i punti di vista: all'aroma spiccano il miele e il biscotto, che si ripropongono anche al palato insieme a qualche tono di mandorla e caramello, per lasciare una chiusura liquorosa, quasi da whisky, che fa sentire anche più dei suoi 7 gradi. Se vi piace il dolce sarà probabilmente una delle vostre preferite, amanti del luppolo astenersi. Personalmente ho apprezzato di più quest'ultima, ma devo ammettere che la Bigiata, pur "osando" forse un po' troppo in quanto ad intensità della speziatura - almeno per i miei parametri -, è quella più originale e interessante nel panorama del birrificio Barbanera.
Barbanera è aperto da meno di due anni, ma anche per loro qualche riconoscimento è già arrivato: nella fattispecie il secondo posto al concorso "Bellavita - the excellence of Italy 2015" per la Bigiata. Anche a loro, dunque, i migliori auguri per il proseguimento del percorso.
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