La seconda birra in lista era la weizen di Valentina, che già si era distinta in un precedente concorso di homebrewers (vedi questo post) per l'uso originale delle spezie e degli aromi: e infatti ci ha sfidati ad indovinare che cosa avesse aggiunto a questa birra - e trattandosi nell'ordine di melissa, gramigna e tarassaco, chiaramente nessuno ha indovinato. Un mix che dava sentori quasi da tisana tanto da coprire aromi e sapori tipici delle weizen, e che lasciava un finale secco e amaro; tanto che è stata pressoché unanime l'opinione che questa birra vada riassaggiata tra qualche tempo, essendo ancora troppo giovane - un mese - per essere giudicata.
E' poi stata la volta di un grande ritorno, ossia quello di Luca Dalla Torre, che a diversi concorsi in passato aveva fatto manbassa. Questa volta ha portato una California Common Beer, stile in cui si cimentava per la prima volta. Da sotto il bel cappello di schiuma saliva un aroma di caramello, che si confermava nel corpo dolce e maltato, per poi chiudere con quella che a me è sembrata una curiosa nota di biscotto e di amaro al tempo stesso. La California Common di Luca non ha purtroppo ricevuto buona accoglienza al concorso "La guerra dei cloni" di Piozzo, anche a causa di alcuni problemi di trasorto che hanno influito sulla conservazione; ma per quanto l'artefice abbia dichiarato che questa birra non lo soddisfa e intende migliorarla, devo dire che non mi è sembrata affatto male.
Siamo poi passati alla apa di Marco e Emiliano, tra i protagonisti di Luppolando lo scorso anno (a proposito, avviso agli interessati: ricordate che il termine per la consegna delle birre è il 1 settembre). Un autentico tripudio di luppoli vari ("avanzi di frigo", hanno ammesso, ma nell'insieme il risultato è stato apprezzabile), con fiocchi d'avena per "aiutare" la schiuma e un dry hopping "un po' estremo, che l'ha sbilanciata parecchio sull'amaro". Anche questa ha raccolto parecchi consensi, il che dimostra come, in quanto a gusti, pare proprio che oggi come oggi siano i luppoli a farla da padroni.
Un'altra apa, però diversissima, era quella di Michele e Andrea: aroma più tendente all'agrumato e più delicato, e un residuo quasi dolciastro del malto che va a renderla una apa molto più bilanciata della precedente. I due hanno poi portato anche una black ipa, "per unire la nostra passione per le ipa e quella per le portar e le stout", che pur facendo sentire soltanto i luppoli all'aroma, al palato regala note di caffè e di cacao, con una punta di acido finale - che a me ha ricordato molto i semi di cacao crudi. Anche queste birre apprezzate, come del resto tutte le altre - al di là di quella rimandata, letteralmente, almeno a settembre: non per averla giudicata negativamente, ma perché era appunto troppo giovane.
Che altro dire? In tutto e per tutto una piacevole serata tra amici, non solo godereccia ma anche istruttiva - anche per chi homebrewer non è.
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