Eh già, il silenzio è stato piuttosto lungo; ma anch'io mi sono presa ferie - come giusto e doveroso in questo periodo -, e quindi ho lasciato riposare un po' anche la tastiera del computer. Ad ogni modo, in ordine rigorosamente cronologico per non fare ingiustizie, colmerò tutte le lacune accumulate in merito ad eventi, nuove birre e quant'altro.
Partiamo dall'ormai lontano 19 dicembre, giorno in cui La Buca del Castello - birreria poco sotto il celebre monumento di Udine, come dice il nome stesso - ha organizzato il "Beer Festival in Buca": una serata in cui il locale ha riunito le creazioni di sei birrifici artigianali esteri e cinque friulani, per un totale di tredici birre pronte alla degustazione. Il format della serata era infatti pensato appunto per provare un po' di tutto: ciascun gettone da un euro dava diritto ad un bicchiere assaggio, in una sorta di piacevole istigazione a delinquere per togliersi la curiosità.
Mentre i birrifici friulani mi erano già tutti noti - Garlatti Costa, Villa Chazil, Borderline, Zanna Beer e Antica Contea - non conoscevo nessuno di quelli esteri: e anche lì i "pezzi originali non mancavano. Ad iniziare dalla prima che ho provato, la Fuck Art del birrificio danese To Ol - una pale ale dalla luppolatura che definirei floreale e dalla brettatura delicata, che non risulterebbe fastidiosa nemmeno ai palati più sensibili -; alla Hazelnut Brown Nectar dell'americana Rogue - una brown ale alla nocciola, la cui aromatizzazione ho però trovato eccessiva per quanto avesse il merito di non scadere troppo sul dolce -; alla #500 del norvegese Nogne (nella foto) - una Imperial Ipa da ben 10 gradi, che se all'olfatto rende giustizia alla luppolatura, in bocca ricorda quasi un barley wine - alla rauch del tedesco Hummel - la cui particolarità è una nota di salmone affumicato al finale.
In quanto alle friulane, conoscendo già sia la Savinja di Zanna Beer, che la Liquidambra di Garlatti Costa, che la Dama Bianca di Antica Contea, che la lager di Villa Chazil, non mi rimanevano che la bock e la dark mild di Borderline - i cui spillatori vedete all'opera nella foto. Come ha apertamente dichiarato il birraio Giovanni nel presentarmele, la prima di fatto non risponde ai canoni - e non sarà un caso se il loro slogan è "Birre fuori stile": la luppolatura all'olfatto è ben presente e dai notevoli toni erbacei, e sovrasta nettamente il malto nel corpo. Quasi più una pale ale insomma, seguendo la filosofia secondo cui l'importante non è il nome che le si dà, ma che la birra sia buona. In effetti si tratta di una birra piacevole e dalla facile beva, che ho apprezzato più di quanto - a livello di puro gusto personale - apprezzi di solito le bock. Più perplessa mi ha invece lasciata la dark mild: anche qui la luppolatura è audace e all'olfatto lascerebbe quasi presagire una black ipa, per poi lasciare spazio ad un corpo meno robusto e dall'amaro maltato più rispondente al genere. Devo comunque riconoscere che, se in questo secondo caso non ho trovato il contrasto "in calando" tra questi due aspetti particolarmente indovinato, la "bock che bock non è" ha invece il merito di saper osare e sperimentare senza cadere nello sbilanciato: il che è apprezzabile in un birrificio giovane qual è Borderline.
In tutto e per tutto una serata piacevole, che ho apprezzato per l'atmosfera conviviale; ma soprattutto perché è stata, oltre che l'occasione per un bicchiere insieme, un'occasione di scoperta.
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