C'era il tappo rosso, c'era il tappo blu, c'era il tappo bianco, c'era poi la Dorée, e ora ci sarà anche la tappo verde: è la Chimay 150, ultima nata del noto birrificio trappista - per la precisione nel 2012, appunto per i 150 anni del monastero - e presentata oggi per il mercato italiano (dove sarà disponibile dal 1 giugno). Lo spessore della notizia può essere intuita dal fatto che Chimay ha lanciato la sua ultima birra nel 1966, la Triple: letteralmente non cosa da tutti i giorni insomma.
La "tappo verde" all'epoca era stata prodotta in edizione limitata (150.000 bottiglie) per l'anniversario, e solo nove anni dopo si è arrivati alla commercializzazione al largo: cosa che può apparire strana, ma non nuova a Chimay - la stessa Dorée è stata distribuita solo dal 2013, ma già veniva prodotta da molti anni per il consumo locale dei monaci e dei visitatori (come è appunto tradizione dei monasteri). Oltretutto, è storicamente prassi per i birrifici trappisti produrre birre non distribuite - immagino molti lettori avranno già pensato alla Petite Orval.
Si tratta ufficialmente di una Belgian Golden Strong Ale, per quanto - a detta dell'export manager per l'Italia, Alessandro Bonin, rifugga una precisa classificazione in quanto "le birre di Chimay sono nate prima che nascessero gli stili" - da 10 gradi alcolici; e il suoi 20 gradi plato fanno presupporre una notevole corposità. Coerentemente con la tradizione belga, non è il luppolo - Saaz Zatec e Halertau Mittelfruh, quest'ultimo prodotto peraltro localmente - a fare da protagonista (gli Ibu dichiarati sono 27, quindi si tratta di una birra dolce); a distinguerla però, da descrizione, sono i toni balsamici di menta, bergamotto, erbe aromatiche, e le spezie (tra cui una "segreta e preziosa", che Chimay non intende rivelare: per il resto si conoscono zenzero e coriandolo). Naturalmente rimane centrale il lievito, quello proprio di Chimay, e che viene utilizzato per tutte le birre.
Siamo quindi alla quinta birra di Chimay; che, per quanto rimanendo nel solco della tradizione, ha l'intenzione dichiarata di porsi in maniera complementare rispetto a quelle già presenti, giocando la carta di queste peculiarità aromatiche - pur rimanendo nel complesso una birra rotonda ed equilibrata, è stato assicurato.
Come preannunciato dal distributore Stefano Baldan, inizialmente le forniture saranno limitate, e andranno principalmente al "Club Chimay" (circa 80 locali); ma si aprirà poi, già nel corso del mese, anche ad altri ordini. Per ora sarà disponibile solo in bottiglia (le 0,33 da giugno, e le 0,75 da luglio). Sempre da tradizione la birra sarà accompagnata da un formaggio, disponibile in Italia dal prossimo autunno.
Nella conferenza stampa di presentazione non è mancato nemmeno un riferimento alla generale penuria di monaci, che già ha costretto Achel a perdere il logo trappista perché la produzione non può più avvenire sotto la loro supervisione: rischio che si è detto essere scongiurato per Chimay - anche se ricordo che già nella mia visita a Scourmont nel 2015 alcuni monaci mi avevano confidato qualche preoccupazione in questo senso. Certo, da giornalista che si occupa anche dei temi del sociale, non posso che avere un occhio di riguardo anche per il fatto che birra trappista significa anche destinazione degli utili a progetti di sostegno per chi ne ha bisogno, e quindi non posso che aupicare anche sotto questo profilo che nessun monastero cessi la produzione.
Naturalmente non è mancato qualche commento sulla pandemia, e su che cosa significhi lanciare una nuova birra in questi frangenti; e in effetti, per quanto questa non sia stata presentata in un'ottica di rilancio della produzione, ma di dare un segnale di ripartenza e speranza, personalmente ho comunque colto la vololtà di proporre qualcosa di "diverso" (pur senza andare a lanciarsi in stili diversi da quelli propri di Chimay), nel solco di quella pressione al rinnovamento che la pandemia e il desiderio di ripartire stanno più o meno consapevolmente ponendo su tutti noi. Per il resto, non posso naturalmente esprimermi su una birra che non ho ancora assaggiato: attendo con fiducia...
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