Qualche tempo fa ho avuto il piacere di tornare a trovare gli amici del birrificio BioNoc' in quel di Mezzano (Trento); ed è stata l'occasione per provare la linea "Birre della Terra", un progetto concretizzato a fine 2017 che già mi era stato annunciato da Fabio in precedenza. La radice del tutto è la società agricola - appunto - Birre della Terra, nata dal sodalizio tra il birrificio e un coltivatore di cereali della zona: sempre più quindi si conferma la tendenza dei birrifici artigianali ad avere un controllo diretto della filiera, almeno per alcune produzioni, e a puntare su materie prime locali.
Sono partita con la degustazione dalla Nana Bianca, una blanche - come il nome stesso lascia intuire: schiuma candida, fine e abbondante (chiedo perdono per la foto che non rende giustizia), colore dorato, meno velata di altre blanche, esibisce un aroma - sui toni dello speziato e del cereale, come da manuale - decisamente delicato per lo stile. Al corpo discretamente ricco ma fresco, che ricorda il pane, segue una luppolatura abbastanza decisa in amaro: una blanche quindi un po' fuori dai canoni, che predilige il luppolo alle spezie, e che consiglierei di conseguenza a chi non ama indulgere troppo su coriandolo e affini - pur apprezzando lo stile, evidentemente.
Sono poi passata alla Fil di Farro, birra - appunto - al farro dai toni ambrati. Schiuma compatta, aromi floreali su uno sfondo di caramello, la si apprezza al meglio al salire della temperatura che esalta l'aroma e il gusto peculiari del cereale - che altrimenti rimangono amalgamati a quelli della maltatura: un tostato sui generis, che dopo un corpo scorrevole per quanto non evanescente, torna sul finale prima della chiusura su un fugace amaro elegante.
Ancor più peculiare è la Taragna, birra anch'essa ambrata al grano saraceno: presenta infatti delle reminiscenze di torrefazione simili a quelle delle stout, che dominano sia nell'aroma che nel corpo, prima di chiudere su un amaro da malto deciso ma non invadente. La definirei sorprendente nella misura in cui cela - a sorpresa, appunto - toni tipici delle birre scure sotto al colore ambrato, che farebbe invece presupporre una predominanza del caramello o del biscotto.
Da ultima la più "sperimentale" in assoluto, la Miss Lichene: una saison aromatizzata al lichene selvatico su idea di Alessandro Gilmozzi de El Molin di Cavalese, chef stellato noto appunto per l'utilizzo originale degli ingredienti che la montagna offre - tra cui appunto il lichene. Anche la ricetta è il risultato di una collaborazione, ossia quella - ampiamente consolidata - tra il BioNoc' e Nicola Coppe (nella foto, ritratto nella bottaia a poca distanza dal birrificio), e unisce i cereali dell'azienda con luppoli trentini. Il lichene, pur amalgamandosi bene con lo speziato tipico delle saison, dà in effetti sia un aroma che un ritorno in chiusura del tutto caratteristici: un erbaceo da sottobosco - e non me ne vogliano al BioNoc' se dico che mi ha ricordato il muschio, dal momento che non lo intendo nel senso di birra che sa di stantio, ma come associazione spontanea che mi è sorta. Per quanto - come si suol dire - come birra "debba piacere", trovo indovinata l'intuizione di sposare lo speziato della saison al lichene in quanto si accompagnano bene valorizzandosi a vicenda.
Un grazie a tutto lo staff di BioNoc', e a Fabio in particolare, per la calorosa accoglienza.
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