Anche perché sono i birrifici stessi ad essere propositivi in quanto a novità: già alla prima tappa del pellegrinaggio, in casa Mastino, ho avuto modo di trovarne qualcuna - assaggiata nel contesto diuna piacevole chiacchierata con Oreste Salaorni, che ringrazio. La prima che ho provato è la loro nuova pils battezzata Milledue91 in onore di Cangrande della Scala (il 1291 è infatti il suo anno di nascita), brassata in decozione: già all'aroma colpisce per i profumi molto intensi ma armoniosi tra lo speziato e il floreale (i luppoli dichiarati sono Mittelfrüh e Tettnanger in dryhopping), cha fanno da preludio ai torni altrettanto robusti di cereale. Per quanto il corpo, coerentemente con l'insieme, sia più robusto della media delle pils, lascia comunque presto spazio ad una chiusura ben amara e secca e molto persistente: una birra che ci siamo trovati scHerzosamente a definire "imperial pils" - facendo il verso alla mania del giorno d'oggi di mettere l'aggettivo "imperial" davanti a qualsiasi stile, solo per indicare che si tratta di una birra più robusta (non sotto il profilo alcolico, però perché fa 5 gradi) - e che sicuramente si addice a tutti coloro a cui buona parte delle pils "non dicono niente". Oreste l'ha peraltro definita "un parto difficile", una birra frutto di un lungo lavoro: e del resto si capisce che nulla è lascitao al caso, per ottenere un tale equilibrio dell'insieme pur lavorando con toni forti all'interno di uno stile "delicato".

Da ultima, dato che il meglio arriva sempre alla fine, Oreste ha calato l'asso con la sour all'Amarone: il frutto di oltre due anni di lavoro e paziente attesa, tra una prima fermentazione in acciaio, una seconda in tonneaux con l'aggiunta del 20% di mosto completo di Amarone, e otto mesi di riposo in barrique (Oreste mi correggerà se ho sbagliato qualcosa, del resto davanti a premesse di questo genere è chiaro che l'attenzione agli appunti cala). Anche qui i sentori caldi e pieni di vino rosso la fanno da padroni, con profumi di frutta matura (amarena su tutte); note di legno e di tannino sì presenti, ma in maniera del tutto equilibrata ed armoniosa (anzi, quelli tanninici proprio nelle retrovie direi), senza essere invasivi. Personalmente l'ho molto apprezzata, per come ha saputo sposare birra ed Amarone in maniera encomiabile. Vale la pena peraltro precisare che stiamo parlando di una birra di dodici gradi alcolici: da bene (ed apprezzare) a piccole dosi.
E mi fermo qui per quanto riguarda la prima tappa: rimanete sintonizzati...
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