
Dopodiché un nostro caro amico, il pluripremiato - ebbene sì, è un habitué del podio di diversi concorsi - homebrewer Luca Dalla Torre, ha tirato fuori - non dal cappello ma dalla borsa frigo - la sua ultima creazione, una pale ale in cui ha sperimentato il luppolo Ella in dry hopping. All'aroma emergono le note fruttate - e qui s'è aperta una dotta discussione: chi sentiva pesca, chi banana, chi mango, sembrava una scenetta in tema "chi la spara più grossa"....però sempre fruttato era -; tutti toni che tendono al dolce e che infatti introducono il corpo ben maltato, che nonostante una punta speziata lascia una persistenza tendente quasi al caramello e tutt'altro che secca - contrariamente agli usi di Luca. C'è da dire che, a onor del vero, a detta di Luca stesso una maturazione più lunga avrebbe giovato: rimane comunque una birra "ruffiana" e gradevole, che nonostante la preponderanza della parte maltata non è stucchevole e che l'Ella rende discretamente rinfrescante.
Per chiudere degnamente la serata Norberto ha stappato in anteprima uno dei futuri arrivi di casa Brasserie, la Imperial Deep Underground di Opperbacco. Con i suoi 9 gradi e mezzo e con l'aroma che sprigiona, basta annusarla per superare il limite legale per mettersi alla guida: si tratta di una ale scura un po' sui generis, che ai malti pale, pilsner e cristal wheat unisce special b., black, avena e generose (si direbbe, almeno all'assaggio) dosi di chocolate, nonché caffè puro e liquirizia in fine bollitura. Manco a dirlo, all'aroma fa un baffo a Lavazza e Illy messi insieme, tanto da mettere in ombra la pur robusta luppolatura - summit e dana, per gli intenditori. Il sottile gioco di equilibrio tra l'amaro da caffè e cioccolato fondente e quello del luppolo è comunque il filo conduttore in tutta la bevuta - non facile per quanto estremamente soddisfacente, dato il corpo importante e l'acol che si fa sentire soprattutto in chiusura -, insieme ad una punta di acidulo dei malti scuri. La persistenza è poi altrettanto robusta, ed è lì che il luppolo più di tutto emerge come "legante" tra amari diversi che i birrai - l'etichetta recita infatti "Collaboration beer Iume - Luigi - Loreto - hanno saputo ben dosare. Da bere a piccole dosi e con calma, per assaporarla appieno; e se quando ho proposto un birramisù Enrico ha gridato all'erresia perché "una birra del genere non si spreca così", rimango convinta che anche così esprimerebbe egregiamente le sue potenzialità...
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