sabato 4 luglio 2015

Una notte arrogante

Come già anticipato in un precedente post, uno degli eventi più attesi per gli amanti delle birre acide in zona Friuli Venezia Giulia era "La notte arrogante": una serata interamente dedicata a fermentazioni spontanee, barricate e affini organizzata dal noto publican del Mastro Birraio di Trieste Daniele Stepancich, in collaborazione con il birrificio Antica Contea di Gorizia e il fondatore di Accademia delle birre Paolo Erne. Anche per me, per quanto avessi già avuto modo di assaggiare all'Arrogant Sour Festival di Reggio Emilia buona parte delle birre annunciate, c'erano comunque degli ottimi motivi per andare - non foss'altro che per provare quelle che mi mancavano.

Innanzitutto la "What stay in the soup", la nuova creatura di Antica Contea, di cui Costantino mi aveva promesso la spiegazione del nome. Che in realtà mi ha dato Andrea: tutto nasce da un loro viaggio in terra britannica, in cui si sono trovati di fronte ad un nostro connazionale che al ristorante - giusto per confermare la proverbiale dimestichezza degli italiani con l'inglese - invece della "soup of the day", la zuppa del giorno, ha chiesto la "what stay in the soup". Di lì l'idea di battezzare così la loro prossima ambrata, dato che la zuppa in questione era al pomodoro; trattasi infatti di una ale ambrata, sorprendentemente monomalto e monoluppolo. Dico sorprendentemente perché, nonostante un lieve aroma dolce di fragola, all'olfatto la si direbbe quasi una luppolatura "all'americana", piuttosto sbilanciata verso l'amaro erbaceo, e comunque risultato dell'armonizzazione di più luppoli; e che invece si rivela essere frutto di un solo luppolo, peraltro australiano, e malto monaco. A farla da padrone è comunque l'amaro, sia nel corpo che in chiusura, lasciando sapori erbacei assai persistenti pur senza essere eccessivi.

Sempre di Antica Contea ho riprovato la Rinnegata - chi non sapesse di che cosa sto parlando riveda questo post -, questa volta però alla spina e maturata in botti di rovere anziché di ciliegio. Ad essere onesta, trovo che renda molto meglio spillata da cask - e quindi senza gasatura - e con il "ricarico" di sapori e aromi dato dal ciliegio; ma anche così si difende bene, soprattutto se si ha la pazienza di scaldarla un po' così che liberi al meglio i profumi di amarena e cioccolato.

Una novità per me era invece la Vingraf, una ale brettata a cui è stato aggiunto mosto di sauvignon di un'azienda agricola locale dopo la fermentazione primaria. Partita come ambrata, ha assicurato Costantino, "ora il brett s'è mangiato anche il colore", ormai dorato - come la foto testimonia. All'olfatto risaltano gli aromi tra il dolce e l'acido del vino, che si combinano poi armoniosamente al palato insieme alle note liquorose; per chiudere con una punta di acido tipico del genere - è notizia recente infatti che è stato codificato lo stile "Italian Grape Ale", birra italiana ad alta fermentazione all'uva. Vi risparmio i vari commenti del tono "W la IGA".

Da ultimo, pur piangendomi il cuore per la Hybrida Rubra di Paolo Erne al mosto di Terrano, dovendo scegliere - perché ormai era tardi...- non ho potuto andarmene senza riprovare IL barley wine, ossia la sua Godzilla: un nome un programma, trattandosi di un triplo mash - in altre parole, tre infusioni successive nello stesso liquido, che portano ad un totale di 18 gradi alcolici  - a cui è stata aggiunta, tra le innumerevoli altre cose, una generosa quantità di uvetta sultanina. Dopo due anni di maturazione in botte, il bilanciamento del dolce è giunto ad un punto ottimale: se l'uvetta e i profumi quasi da sherry risaltano soprattutto all'olfatto, in bocca oserei definirli vellutati, per chiudere con un tocco tra malto e caramello che non lascia la bocca impastata.

Ultima nota va "alla casa", ossia alla cucina del Mastro Birraio: assai simpatico il format del "San Bernardo", ossia della ragazza con botticella appesa al collo a mo' di salvadanaio, dove infilare le monetine per procacciarsi il contenuto del vassoio che aveva in mano. E che contenuto: polpette di patate e salumi, tempura di orata e di tonno, cotti a dovere senza risultare pesanti - e chi mi conosce sa quanto io sia severa sul fritto. Insomma, che dire: buon cibo e ottima birra in piacevole compagnia, per una serata da ricordare.

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