lunedì 2 marzo 2015

Beer Attraction, parte terza: il ritrovo dei vecchi amici

Naturalmente al Beer Attraction c'erano diversi birrifici che già conoscevo; e per quanto il moi proposito fosse quello di rivolgere la mia attenzione ai nuovi, almeno alcuni non ho potuto mancarli se non altro per provare alcune novità: il Croce di Malto, il Birrificio di Cagliari, l'Argo e l'Elav.

Del primo ho assaggiato la "Che bella Gose" - brassata in collaborazione con Civale e Montegioco -, il cui nome scherzoso già rivela lo stile: la Gose è infatti una - poco nota in Italia - birra di frumento originaria della Sassonia, la cui peculiarità è quella di essere fatta fermentare con acido lattico e aromatizzata con coriandolo e sale. Tra me e gli altri avventori l'abbiamo scherzosamente definita "entry level per le acide", nel senso che ha un sentore acidulo piuttosto leggero se confrontata con lambic e simili: anzi, lascia quasi una puna punta di dolce, prontemente bilanciata dal sale che crea un curioso gioco di contrasti.

Del Birrificio di Cagliari ho invece provato la Meli Marigosu - letteralmente "miele amaro" -, una saison aromatizzata al miele di corbezzolo che è, appunto, più amaro degi altri mieli. Devo essere onesta: non l'ho trovata affatto amara, anzi. I sentori di miele all'aroma sono parecchio decisi così come lo sono nel corpo, e la persistenza dolce non è in questo caso bilanciata dall'amaro del luppolo e tende ad essere abbastanza lunga. Intendiamoci, non è una cattiva birra: forse ha semplicemente deluso le mie aspettative rispetto al nome, ma di fatto non presentava difetti. O forse avevo del birrificio di Cagliari un ricordo troppo bello della Figu Morisca - vedi il post precedente che ho linkato sopra -, che ho infatti riassaggiato con estremo piacere e che, per quanto possa far gridare al sacrilegio ai puristi, penso sia la meglio riuscita tra le loro creazioni.

Assai peculiare anche la Threesome dell'Argo, una imperial red ale - per i non adepti: una rossa ad alta fermentazione un po' più "tosta" - invecchiata per sette mesi in botti di pinot nero della cantina Haderburg. Notevoli i tocchi resinosi soprattutto all'aroma, per passare ad un corpo caldo con una punta di acidulo che ricorda il vino che l'ha preceduta. Indubbiamente una curiosità da provare ma certo non molto beverina, anche dato il discreto tenore alcolico (7 gradi).

Da ultimo la Cybotronic, una Imperial Ipa dell'Elav: un'evoluzione del genere al momento più in voga che si distingue perché all'olfatto ancor più dell'agrumato del luppolo simcoe - da notare che è una single hop, utilizza cioè soltanto questa varietà - riasaltano le note di miele del malto. Note che si confermano altrettanto intense nel corpo - per gli addetti ai lavori, stiamo parlando di un mosto ben robusto da 20 gradi plato. Anche questa insomma una particolarità da centellinare, con i suoi quasi nove gradi. Ultima nota sull'Elav: a settembre sarà a regime la loro azienda agricola per la produzione di luppolo e frutti rossi, ed è stata avviata una collaborazione con la pasticceria Ferrandi per la produzione di ganache alla birra ed altri dolci.

Non me ne vorranno gli altri birrifici che già conoscevo se non sono passata anche da loro: ma con tutti gli stand presenti, vi garantisco che scegliere è stato davvero arduo...

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