Al momento sono due le birre che Antonio produce, appoggiandosi all'impianto dell'agribirrificio Villa Chazil: la ale ambrata Savinja - dal nome della vallata slovena da cui arrivano i luppoli - e la Polaris, che Antonio ha battezzato "Adriatic kolsch" pur essendo in realtà una bassa fermentazione - "infatti penso cambierò il nome", ha confidato. Se c'è una cosa in cui si sente la maestria di Antonio, direi che è l'abilità nel gestire luppoli "impegnativi" - per sua stessa ammissione - ottenendo birre equilibrate e "pulite". La Savinja, dai profumi terrosi e di sottobosco pur con qualche sentore caramellato, rimane infatti molto delicata al palato e beverina - dopotutto fa poco meno di cinque gradi - chiudendo con una leggera nota maltata e rimanendo comunque discretamente secca; e ancor più beverina è la Polaris - dal nome del luppolo utilizzato -, dall'aroma floreale eccezionalmente delicato e dal corpo leggero, che lascia una nota amarognola dissetante e tutt'altro che invadente. Insomma, birre non fatte per stupire per la loro intensità o particolarità, ma che nei fatti stupiscono per la qualità raggiunta all'interno di canoni che torno a definire di "pulizia" e di equilibrio - cosa forse ancor più difficile. Direi quindi che la nuova avventura intrapresa da Antonio è assai promettente - con una terza birra in arrivo -, tanto più che poggia su solide basi.
Il mio blog di avventure birrarie, descrizioni di birre, degustazioni, e notizie dal mondo della birra artigianale.
martedì 2 dicembre 2014
Di Zanna non c'è solo quella bianca
Al momento sono due le birre che Antonio produce, appoggiandosi all'impianto dell'agribirrificio Villa Chazil: la ale ambrata Savinja - dal nome della vallata slovena da cui arrivano i luppoli - e la Polaris, che Antonio ha battezzato "Adriatic kolsch" pur essendo in realtà una bassa fermentazione - "infatti penso cambierò il nome", ha confidato. Se c'è una cosa in cui si sente la maestria di Antonio, direi che è l'abilità nel gestire luppoli "impegnativi" - per sua stessa ammissione - ottenendo birre equilibrate e "pulite". La Savinja, dai profumi terrosi e di sottobosco pur con qualche sentore caramellato, rimane infatti molto delicata al palato e beverina - dopotutto fa poco meno di cinque gradi - chiudendo con una leggera nota maltata e rimanendo comunque discretamente secca; e ancor più beverina è la Polaris - dal nome del luppolo utilizzato -, dall'aroma floreale eccezionalmente delicato e dal corpo leggero, che lascia una nota amarognola dissetante e tutt'altro che invadente. Insomma, birre non fatte per stupire per la loro intensità o particolarità, ma che nei fatti stupiscono per la qualità raggiunta all'interno di canoni che torno a definire di "pulizia" e di equilibrio - cosa forse ancor più difficile. Direi quindi che la nuova avventura intrapresa da Antonio è assai promettente - con una terza birra in arrivo -, tanto più che poggia su solide basi.
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