Il passo successivo, come dicevamo, è stato l'Antica Contea di Gorizia: un birrificio giovane - poco più di un anno -, ma che porta già nel nome la storia della città. Come ci ha spiegato il birraio Andrea, infatti, questo deriva dal fatto che questa era parte della Contea di Gorizia e Gradisca; e alcune loro birre, come ad esempio la Zingraf - una strong scotch ale, per la cronaca - prendono battesimo dai quartieri del capoluogo isontino.
Andrea è un grande appassionato di birre inglesi; e a suo dire è stato appunto per risparmiare sui costosi viaggi oltremanica che ha iniziato, come secondo lavoro, a brassare. Per quanto la produzione sia ancora ridotta, non lo è la platea delle birre elaborate: tanto che non erano nemmeno tutte disponibili, e me ne è dispiaciuto, perché alcune mi avevano davvero stuzzicata - come non incuriosirsi davanti ad una "Bread Peat", se non per il gioco di parole? Andiamo, qualsiasi donna vorrebbe provarla.
Ad ogni modo, non che le spine lì pronte fossero poche: Andrea ci ha così guidati in una degustazione, secondo l'ordine da lui suggerito. Siamo partiti dalla Superbia, una best bitter, che indubbiamente all'interno del suo genere si fa onore grazie alla persistenza amara ed erbacea ben potente che contrasta in pieno la dolcezza iniziale - brevissima, peraltro - del corpo; devo ammettere però che a livello di gusti personali non è ciò che prediligo, per cui sono passata oltre. Molto più gradevole è stato infatti il secondo assaggio, la Contessina, una standard bitter in cui i luppoli molto aromatici donano un agrumato particolarmente dissetante che, complice la gradazione alcolica molto bassa, la fa scendere che è un piacere.
Il meglio però doveva ancora venire: la Dama Bianca, una Ipa - alias Isonzo Pale Ale, siamo a Gorizia - con malti di frumento, e che è davvero un unico del suo genere. Non solo per la curiosa storia che le dà il nome - quella del fantasma della contessa Caterina, che apparirebbe nelle notti di luna piena sui bastioni del castello di Gorizia - o perché non le si darebbe neanche la metà dei suoi 7 gradi; ma perché l'unione del luppolo cascade e citra, pur conferendo un amaro molto deciso, dà comunque delle note di agrumi che vi si amalgamano in una maniera che non mi era mai capitato di trovare. Insomma, se non fosse sufficientemente chiaro, entra a pieno titolo tra le mie birre preferite.
Abbiamo poi chiuso con la Dark Fog, una brown porter in cui io personalmente ho sentito note di torba - in teoria "proprietà" della Bread Peat, visto che "peat" significa torba -, e il tostato viene immediatamente accompagnato ad un aroma di cioccolato che vira al caffè - ancor più che alla liquirizia come afferma la descrizione nel volantino, secondo me - e lascia una persistenza che reclama decisamente un accostamento consono.
A questo proposito, nota di merito allo sforzo di accompagnare la descrizione di ciascuna birra non solo a diversi abbinamenti gastronomici, ma anche ad un piatto tipico della cucina goriziana: così ho scoperto che la Dark Fog va abbinata al Kugelhupf (che wikipedia mi dice essere un dolce natalizio di origini austrache e dalle infinite varianti), o che la dama bianca si accompagna alla gubana goriziana (evidentemente diversa da quella delle Valli del Natisone, almeno al palato degli indigeni).
Non è per piaggeria se concludo con una nota di elogio più o meno sperticato: non è scontato in un birrificio di breve esperienza trovare non solo birra di alta qualità, ma ancor più diversi tipi di birra che non sbagliano un colpo. Credo - pur nella mia ancor breve esprienza - sia nata una piccola stella nel panorama dei birrifici artigianali, che avrà certo modo con l'esperienza di affinare ancor di più le sue realizzazioni, e alla quale auguro uno sfolgorante futuro. Perché, semplicemente, se lo merita.
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