Naturalmente la Repubblica Ceca non finisce a Praga, e non soltanto per gli amanti della birra: dalle terme di Carlovy Vary, ad autentici gioiellini come i castelli di Karlstejn o Cesky Krumlov, i luoghi da visitare certo non mancano. E appunto di un castello siamo andati a caccia io e Enrico, quello di Zivkov: dico a caccia perché questo posto da sogno adagiato sulle rive di un lago, che custodisce alcuni degli affreschi meglio conservati dell'intera Repubblica Ceca, si trova letteralmente nel mezzo del nulla, tanto che dopo kilometri e kilometri di campagna abbiamo finito per chiederci se non avessimo sbagliato strada (e in effetti era proprio così). Fortunatamente, parlando io in italiano e l'ignoto passante in ceco, siamo riusciti a raggiungere il castello: visita apprezzatissima, tanto più che è tenuto con una cura encomiabile, e il ragazzo all'ingresso ci ha accolti con un calore che metteva di buonumore.A metterci di buonumore era però anche la prospettiva di alloggiare al Pivovarsky Dvur Zvikov: una birreria, ristorante e albergo, dove da vent'anni l'abile mastro birraio Michal offre agli ospiti le sue creazioni nella caratteristica sala in cui spiccano due vecchi bollitori in rame. La prima nota di colore la merita indubbiamente il personaggio: un omone in stile "gigante buono", che oltre a seguire la sua attività artigianale è anche direttore del birrificio Platan di Protivin. La sera rientra nel suo maniero, dove le spine sono collegate direttamente ai tank della zona produzione al piano inferiore - "per conservare meglio la birra", afferma - e chi vuole portarsi a casa un souvenir lo può fare in bottiglie di pet riempite al momento alle spine suddette - "mi raccomando, va bevuta entro venti giorni al massimo, perché non si conserva". Ho sorvolato sullo specificargli che era una raccomandazione del tutto superflua.
La piacevole serata si è chiusa con una visita alla sala cotta al piano di sotto, e un invito alla giornata di raccolta del luppolo coltivato appena lì fuori, prevista per fine agosto. "Beh, c'è da lavorare, ma alla fine si brinda". E chi ne avrebbe mai dubitato.


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