Nel sito lo descrivono come "L'Oktoberfest di Praga", dotato di tendone con 4500 posti a sedere, cibo e birra a volontà, e un palco su cui si sono alternate 45 band: ma dato che l'aver presenziato il celebre evento bavarese è una gravissima lacuna che purtroppo non sono ancora riuscita a colmare, non posso dire se i promotori del Cesky Pivnì Festival - o Festival ceco della birra, per i non indigeni - dicano il vero. Quel che è certo è che, qualunque cosa accada a Monaco ad ottobre, nemmeno quel che accade a Praga nelle ultime due settimane di maggio lascia a desiderare.
Tanto per cominciare, erano circa un centinaio i tipi di birra disponibili: inutile specificare che ce n'era davvero per tutti i gusti, per quanto con una nettissima predominanza delle tipiche lager ceche. Non fatevi ingannare, però: le interpretazioni sono così varie che non possono dirsi nemmeno parenti l'una dell'altra, e anzi, molte sono così corpose che le si potrebbe quasi prendere per belghe. Dato che i boccali erano solo da litro, abbiamo deciso di condividere, scegliendo peraltro abbastanza alla ceca - oops, cieca....scusate la gag: scelta che è caduta sulla Musketyr della Krusovice, una lager non filtrata, dal colore che vira quasi verso l'ambrato e una schiuma molto consistente. Il corpo è ben pieno e rende giustizia ai numerosi malti boemi e moravi pubblicizzati nella descrizione (che in realtà abbiamo visto solo a posteriori), e pur essendo piuttosto dolce è ben bilanciato dalla luppolatura decisa che chiude il sorso. Forse non troppo beverina, ma gradevole.
Ad attirare la nostra attenzione sono stati però dei bicchieri pieni di una bibita verde, che ci hanno fatto domandare come mai l'acqua e menta avesse diritto di cittadinanza ad un festival della birra. Ebbene, perché acqua e menta non era: trattasi della Zelene Pivo - appunto "birra verde" -, produzione del birrificio Starobrno nonché creazione speciale per la primavera del birrificio Malastrana. E' una lager chiara a cui Starobrno aggiunge una miscela - naturalmente segreta, sennò non c'è gusto - di erbe e un goccio di liquore, mentre Malastrana ottiene il tipico colore grazie alla clorofilla. Il risultato è comunque una birra dalle notevoli note erbacee - perdonate il gioco di parole - e dalla persistenza amara assai decisa, pur se diversa nell'uno e nell'altro caso. Insomma, le curiosità non mancavano.
Per chiudere, nota di merito e di encomio all'organizzazione: ciascun avventore viene dotato, al momento di pagare l'ingresso al festival, di una tessera magnetica tipo carta di credito, su cui caricare i propri "tol" - sorta di "gettoni", del valore di 45 corone l'uno. Al momento di ordinare qualcosa, la carta viene strisciata dai camerieri provvisti di palmare, e i "tol" sono automaticamente scalati dal credito disponibile. Niente contanti che girano, né resti da dare, tutto è molto più rapido. Se poi vi servissero altri "tol" lo stesso cameriere che vi prende l'ordinazione vi può anche ricaricare la carta, e se viceversa a fine serata ve ne fossero rimasti non avete che da farveli rimborsare alla cassa. Insomma, non saranno tedeschi, ma il senso dell'ordine e dell'efficienza ce l'hanno. Pienamente soddisfatti poi anche del cibo, nella fattispecie un goulasch che non aveva assolutamente nulla da invidiare a quello di un ristorante pur essendo stato servito sotto un tendone. Insomma, altro che le patatine fritte e una birra qualsiasi alle sagre...
Quella birra verde m'attizza ...
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