Oltre alle birre più "classiche" della linea Bohème - la chiara Saint German Ale, l'ambrata Irish Ale e la Blanche con aggiunta di cumino - dai loro fermentatori escono dei veri e propri pezzi unici, il cui comun denominatore sono le erbe alpine raccolte dai birrai stessi. Per questo, mi ha spiegato il buon Roberto (nella foto), la maggior parte sono stagionali: difficile trovarle sotto metri di neve, come facilmente si può immaginare.
Si va quindi dalla Berla Nera, una scura aromatizzata al polipolio - una piccola radice, ha specificato il mio interlocutore anticipando la mia domanda di fronte al mio sguardo interrogativo - alla felce e alla liquirizia; alla Lingero, una chiara doppio malto con serpillo - timo di montagna, per i non adepti - e scorze d'arancio; alla Pomme de Bière, con succo di mele biologiche fornite direttamente dagli agricoltori del territorio.
Molte di queste, peraltro, sono delle barricate: è il caso della Sottobosco al lampone, per cui vengono utilizzati - almeno così mi ha detto Roberto, crediamogli sulla parola - 50 kg di frutti per ciascuna botte, e della D'Or Dublè 2012, affinata 20 mesi in botti che contenevano uve di Barbaresco di Gaja. Così come della Flora Genepi, una chiara aromatizzata - come dice il nome stesso - all'omonimo fiore; e dato che ormai aveva stuzzicato la mia curiosità oltre ogni più fervida fantasia, il buon Roberto è stato così gentile da offrirmene una bottiglia da portare a casa.

Si è poi posta la questione dell'abbinamento: in assenza di seirass, la tipica ricotta piemontese che il sito della Brasseria consiglia, abbiamo pensato di virare su un formaggio a pasta molle oppure sul San Daniele, giusto per rimanere nel locale. Enrico però aveva voglia di cioccolato fondente, e ha messo in tavola gli ultimi resti dell'uovo di Pasqua così, tanto per togliersi lo sfizio. Per quanto non l'avrei mai detto, si è rivelata un'idea indovinata - Roberto, aggiungi alla descrizione nel sito.
Ora sono davvero curiosa di assaggiare la novità che il birraio ha annunciato per il prossimo autunno: una birra senza luppolo, in cui il problema della conservazione - motivo originario dell'uso di questa pianta - viene risolto da una speciale miscela di erbe alpine (mi viene da chiedermi però se potrà ancora essere chiamata "birra", dato che la normativa attualmente in vigore, la 1354/62 e succevssive nmodifiche, ne prevede l'uso: giuristi che leggete, esprimetevi pure). "Una bella sfida", ha commentato. Da parte mia, non posso che fargli i migliori auguri.
Nessun commento:
Posta un commento