Come avevo già spiegato in questo post, lo scorso aprile Gianriccardo Corbo aveva reso noto che il Bjcp intendeva non promuovere, come ci si sarebbe aspettati, l'Italian Grape Ale tra gli stili ufficialmente riconosciuti; ma viceversa togliere l'aggettivo Italian (lasciando quindi solo Grape Ale) così da salvaguardare la possibilità che venissero utilizzati anche vitigni non italiani per la produzione di queste birre. Motivazione apparsa da subito contraddittoria in quanto in tutti gli altri stili classificati nel Bjcp l'aggettivo di nazionalità non sta ad indicare il luogo in cui una birra è prodotta o quello di provenienza delle materie prime, ma quello che ha dato paternità allo stile. Ne era nato un vivace movimento di opinione, che ha anche raccolto alcune migliaia di firme in una petizione online.
A quanto pare, però, la cosa non è servita: tramite la propria newsletter, rilanciata oggi appunto da Corbo, il Bjcp ha annunciato che "l'Italian Grape Ale è stata rinominata Grape ale, per consentire varietà non italiane, e spostata tra le birre alla frutta (per quanto rimanga come stile locale)". La nuova guida non è in realtà ancora disponibile, ma questo annuncio conferma che si persevera nella contraddizione senza aver prestato ascolto alle voci giunte dall'Italia (e non solo). Corbo riferisce di aver già scritto al presidente del Bjcp, Gordon Strong, per esprimere il suo disappunto contro quello che definisce un fatto "inaccettabile per il movimento birrario Italiano"; ed invita altri a fare altrettanto.Naturalmente c'è da chiedersi le ragioni di una tale irremovibilità (rispetto alla quale sarebbe auspicabile che il Bjcp desse motivazioni più articolate di queste poche righe, in cui si limita a ripetere la posizione già oggetto di contestazione). Nel mio precedente post avevo fatto riferimento alle battaglie di territorialità che sempre spuntano quando si parla di vino, e rimango della mia idea che possano aver avuto il loro peso; però c'è di che domandarsi chi mai abbia fatto così tanta pressione all'interno del Bjcp stesso. Sicuramente, guardando all'interno degli Usa (visto che il Bjcp è americano), ci sono delle aree in cui gli intrecci tra produzione brassicola e vinicola sono tali da configurare un interesse a "scalzare" l'aggettivo Italian a beneficio delle produzioni locali: basti pensare alla californiana Napa Valley, terra di vini pregiati, e allo stesso tempo all'interno dello Stato che ha fatto da culla al movimento birrario artigianale americano. Sia chiaro, la mia è un'ipotesi: non conosco le dinamiche interne del Bjcp, e quindi - ripeto - auspicherei dal Bjcp stesso argomentazioni più articolate (e visto che non sono mai arrivate dalla primavera ad oggi, nonostante i solleciti da parte italiana, sarebbe quantomai opportuno). Però la chiarezza aiuta anche a non alimentare dietrologie in merito agli interessi dei produttori non italiani.
In ogni caso, si tratta di un pesante colpo per il movimento birrario italiano: che, sono certa, si farà sentire - anche considerato il discreto numero di giudici Bjcp che abbiamo in patria.
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