giovedì 5 maggio 2016

Tra Barley Wine, Black Ipa e vinili

Dopo tanto tempo, ho fatto ritorno al Samarcanda; accolta sì da Beppe e Raffaella, ma anche da un delizioso sottofondo musicale con "Redemption Song" di Bob Marley che usciva dal giradischi - peculiarità che sotituisce inndubbiamente uno dei valori aggiunti del Samarcanda, e che stimola interessanti conversazioni non solo su che birra prendere ma anche su che disco far girare. Come di consueto abbiamo buttato l'occhio sulle birre alla spina, con l'idea - come consueto per me e Enrico - di sceglierne due diverse per poi condividere. Se sul Progressive Barley Wine di Elav ci siamo subito trovati d'accordo, più laboriosa si è rivelata la scelat della seconda; alla fine l'ha spuntata Enrico con la Black Ipa di The Kernel.

Come già anticipato da Beppe - che le birre che ha in casa "le sa tutte" - il Barley Wine al naso evidenzia un intenso aroma di frutta, che io ho accostato a quello delle fragoline di bosco; ma ce n'è un po' per tutti, dalla frutta tropicale al lichi - che nemmeno io sapevo che cosa fosse finché un mio altolocato coinquilino milanese mi ha erudita. Mi ha sorpresa leggere poi nella descrizione che si tratta di una monoluppolo sorachi, perché ammetto che non l'avrei riconosciuto - dato che il sorachi ricorda di più gli agrumi. Il caramello, che pur si coglie già all'aroma, arriva in forze al palato, virando poi verso il biscotto; per chiudere con una nota liquorosa e alcolica che, pur ben percepibile, non farebbe mai immaginare gli undici gradi alcolici. Essendo abbastanza beverino per essere un barley wine, quindi, occhio all'etilometro - e al mal di stomaco, per chi è più delicato.

Mentre passavamo a Amy Winehouse con Back to Black, per coerenza sono passata ad assaggiare la Black Ipa. Nell'accostarla al naso sembra di avere in mano dei coni di luppolo sbriciolati, tanto è intenso l'aroma di agrume. Il tostato è praticamente assente, per farsi notare poi in bocca - ma sempre in maniera molto delicata, essendo il corpo relativamente scarico - prima di chiudere con una sferzata amara tra l'agrumato e il resinoso.


Ammetto che, in quanto a gusti personali, ho apprezzato di più il Barley Wine, con la sua complessità e i suoi toni dolci; oltretutto, ammetto che certe luppolature all'americana particolarmente audaci e spettacolari hanno ormai iniziato a lasciarmi perplessa - e non sono certo l'unica. Devo riconoscere però che la Black Ipa del Kernel non mi ha dato l'impressione di una birra che vuole "strafare", ma piuttosto che il birraio sapesse esattamente fin dove voleva spingersi e che cosa voleva ottenere. Volendo proprio metterci la citazione, "la potenza è nulla senza il controllo"...

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