Un altro invito che da tempo dovevo onorare era quello di Daniele Piagno, ambasciatore d'Orval (nella foto), a visitare il suo pub Lord Byron a San Michele al Tagliamento; invito onorato con molto piacere qualche giorno fa, insieme ad Enrico. Se da un ambasciatore d'Orval ci si potrebbe aspettare un ambiente tipicamente belga, ricredetevi: come lascia intuire il nome stesso, il locale ricorda piuttosto i pub inglesi, dai tavoli in legno scuro e le luci basse. Numerose poi le decorazioni alle pareti e gli scaffali di bottiglie da collezione, secondo la filosofia di Daniele per cui "un pub deve essere pieno, metterti di buon umore e invogliare a stare in compagnia". Sette le spine, tutte con birre di livello: dalla Kwak - anche qui servita, come al Saloon Mondelli di Flumignano, nel bicchiere d'ordinanza -, alla Lupulus (sia blonde che hibernatus), alla Gulden Draak, ad una versione commemorativa della stout O'Hara più carica di quella classica. Insomma, non un posto dove avvicinarsi alla spina per chiedere "una bionda". In quanto poi alle birre in bottiglia, mettetevi comodi: dalle belghe, alle olandesi, alle danesi, alle italiane, alle tedesche, alle scozzesi (e non sto parlando di donne), non c'è che l'imbarazzo della scelta.
Pur disorientata, la mia scelta è caduta sulla Gulden Draak - di cui Daniele è ambasciatore in Italia per il 2015, dopo esserlo stato nel 2012 e 2013: un'ambrata dai dieci gradi ben mascherati, dati gli aromi di malto, caramello e nocciola perfettamente amalgamati e un corpo altrettanto omogeneo e rotondo - detta altrimenti: scende che è un piacere. Pur essendo nettamente dolce, il finale rimane comunque equilibrato, con il luppolo che - pur non facendosi percepire distintamente, come vuole lo stile - arriva a smorzare i sentori zuccherini. Unica perplessità, un leggero sentore ferroso all'olfatto: ammetto di non essere stata in grado di capire se fosse solo un'impressione mia o un difetto vero e proprio, in quanto è sparito man mano che si è alzata la temperatura e non lasciava comuqnue alcun residuo in bocca.
Enrico, dovendo abbinare le costicine di maiale al forno con patate - e qui va precisato che anche la cucina del Lord Byron si fa onore, in particolare sulle carni - ha scelto una Westmalle Dubbel: personalmente l'ho trovata con un finale piuttosto amaro per lo stile - pienamente rispettato nel corpo ben pieno e dai sapori in equilibrio tra il dolce e il tostato del malto - e un po' troppo gasata, ma la Westmalle si conferma un'abbazia che lavora bene. Il tutto coronato dall'ospitalità di Daniele, che ci ha accolti e serviti in maniera cordiale: insomma, trattati come dei Lord.
Bella recensione
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