giovedì 19 dicembre 2013

Non chiamatelo retrogusto

C'è da dire che Udine, per gli amanti della birra, è una città che offre parecchio: non solo perché l'università è stata una delle prime in Italia a brassare ed avviare corsi in merito alla facoltà di agraria, o perché è sede del Bire, uno dei più antichi brewpub friulani; ma anche perché le associazioni di categoria si impegnano su questo fronte, per promuovere i numerosi birrifici artigianali locali. Così la Confartigianato ha organizzato due degustazioni guidate, condotte da Walter Filiputti insieme ad alcuni mastri birrai. Chiaramente l'occasione era ghiotta e non ho potuto mancarla, per quanto si trattasse di due birrifici che già conoscevo bene: il Villa Chazil, di cui avevo parlato in questo post, e il Valscura, sul quale è suprfluo aggiungere qualcosa (ma chi non lo conoscesse, clicchi qui).

La serata si è aperta con una dotta e interessante dissertazione di Antonio, il proprietario di Villa Chazil: un'occasione per scoprire tante cose che non conoscevo sulla produzione della birra, tanto più nel caso di un agribirrificio che fa da sé sia l'orzo che il luppolo. Ad esempio, non avevo idea del fatto che i maltifici italiani non garantiscano la tracciabilità del prodotto: ossia, voi consegnate l'orzo perché venga maltato (come vedete nella foto), ma poi non potete sapere se il malto che vi viene restituito è davvero il vostro, perché viene sostanzialmente messo tutto insieme per lavorarlo abbattendo i costi. Il che, chiaramente, non ha alcun senso nel caso di un agribirrificio, il cui punto di forza è appunto quello di produrre la birra esclusivamente con le proprie coltivazioni: così Villa Chazil porta il suo orzo a maltare in Austria - come Zahre -, data la vicinanza al confine. Oppure ho scoperto che il luppolo va messo "a crudo", alla fine, perché conservi gli aromi: se viene cotto, infatti, perde tutto quel bouquet di profumi che caratterizzano le birre ben luppolate. Insomma, una scoperta dopo l'altra.

Detto ciò, si è passati alla degustazione. Avevo sinora assaggiato solo una delle loro birre, la lager, che se devo essere sincera non mi aveva entusiasmata: non perché non l'abbia gradita, semplicemente perché non ci avevo visto quel tocco di originalità che in genere tanto apprezzo nelle produzioni artigianali. Alla degustazione c'era però oltre a quella anche la Pale Ale, e in questo caso devo dire che Villa Chazil ha fatto centro: senz'altro molto più corposa, dall'aroma fruttato e da un bel color rame, che una volta in bocca fa sentire in pieno la rosa di sapori del luppolo di cui sopra lasciando un amaro che, se all'inizio mi è parso quasi troppo forte, si è poi smorzato nel retrogusto.

E qui ho avuto la pessima idea di domandare al mastro birraio che guidava la degustazione come si faccia a "controllare" il retrogusto. Non l'avessi mai fatto: dopo avermi gentilmente spiegato che è una questione di luppoli, di quali tipi vengono usati, come vengono dosati e quando vengono aggiunti, mi ha infatti puntualizzato che "non si chiama retrogusto, si chiama persistenza: se parliamo di retrogusto vuol dire che non è una birra di qualità, perché questo sta a indicare che ha lasciato in bocca una sorta di saporaccio". Insomma, come sempre bisogna imparare ad usare bene le parole: e mi sono quasi vergognata di tutte le volte in cui in questo blog ho parlato di retrogusto, per quanto sia un termine comunemente usato, senza sapere di aver inconsciamente denigrato le birre che avevo bevuto.

La seconda parte della degustazione era appunto dedicata alle birre Valscura, nella fattispecie la Blanche de Sarone e la Nadal, la birra di Natale. E qui il buon Gabriele dovrà assumersi la responsabilità di avermi ripresa perché "Non devi solo scrivere le cose che ti sono piaciute nelle birre, devi anche dire quelle che non vanno": perché se la Blanche mi ha lasciata - letteralmente - a bocca aperta per la particolarità sia dell'aroma che del gusto, date le note di frutta che giudicherei uniche, la Nadal devo ammettere che mi ha un po' delusa. Intendiamoci, non che sia male: le spezie e gli aromi caldi tipici delle birre di questo genere si fanno sentire, ma ho trovato il gusto troppo liquoroso, quasi dolciastro. Gusti personali, per carità; e a onor di Valscura c'è da dire che è la prima volta che una loro birra mi lascia non del tutto soddisfatta - e dire che ne ho provate parecchie. Insomma, che dire? Toccherà farsi la bocca buona assaggiandone un'altra...

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