martedì 26 marzo 2013

Fare birra? Roba da donne

Come avevo anticipato nel post Un compleanno di...penitenza, mercoledì scorso mi sono lanciata, in qualità di giurata, nella gara delle birre artigianali - Home brewing contest, per gli anglofoni - organizzata dalla buona Matilde alla Brasserie di Tricesimo: i fortunati (o coraggiosi, dipende dai punti di vista) dovevano assaggiare tre diverse birre, accompagnate ciascuna da un (ottimo) piatto degustazione allo scopo di esaltarne il sapore, e dar loro un voto utilizzando la griglia di valutazione predisposta allo scopo.


Devo ammettere che, prima di mercoledì scorso, non mi ero mai resa conto di quanti parametri diversi siano da tenere da conto nel degustare una birra: se la prima  - che aveva un aroma che ho giudicato poco attraente - mi ha lasciata poi piacevolmente sorpresa in quanto al gusto fresco, la seconda ha guadagnato piuttosto punti sul retrogusto, mentre la terza si distingueva per l'inconfondibile profumo di anice. Insomma, pur se a ciascuna per un aspetto diverso, avrei dato la palma del vincitore a tutte e tre. Ad ogni modo ho compilato con dovizia la scheda e l'ho infilata nell'urna, curiosa di assistere alla premiazione prevista per ieri sera.

E quale non è stata la mia sorpresa nel vedere che tra i mastri birrai non solo c'era una ragazza, ma che la sua birra aromatizzata all'anice, liquirizia e finocchio si è pure classificata prima, avendo guadagnato un sacco di punti in originalità. Chiamiamola, se vogliamo, fortuna - o abilità - dei principianti: Valentina, alla tenera età di 25 anni, è riuscita a spuntarla sui colleghi dopo appena un anno di esperienza, iniziata quando i suoi amici le hanno regalato un fermentatore per il compleanno. La prima birra è stata una nera stile guinness, riuscita bene nonostante i timori; poi sono seguite una serie di bionde e di rosse, con una spiccata preferenza per le aromatizzate. Finiti gli studi di conservazione dei beni culturali - «sì, lo so che non c'entrano niente» - intende prendere in mano l'azienda agricola dei genitori: magari inserendoci anche un microbirrificio artigianale, chissà, dato che pare abbiano successo. Tanto di cappello all'imprenditoria femminile, tanto più in settori tendenzialmente appannaggio degli uomini.

Per la cronaca, sul secondo gradino del podio è arrivata la birra numero due, una weizen rossa opera di Luigi; mentre il terzo posto è andato alla - comunque apprezzatissima - ale chiara brassata in società da Paolo e Tommaso. Ebbene sì, è propio vero: il giornalismo enogastronomico è uno dei settori più promettenti su cui lanciarsi...

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