lunedì 6 luglio 2020

Pizza e birra post lockdown

La prima cena degustazione a cui ho avuto il piacere di partecipare - in rappresentanza de Le Donne della Birra con Federica Felice - dopo la fine del lockdown è stata quella guidata dal birraio artigiano e biersommelier Vincenzo Dal Pont con le birre di Cittavecchia, al ristorante pizzeria Serenella di Grado: cinque pizze su quattro diversi impasti, abbinate ad altrettante birre.

Chi mi segue sa che, per quanto mi sia capitato più volte di tenere delle degustazioni su abbinamenti pizza e birra, non sono una particolare appassionata di questo accostamento: trovo che l'effetto "cereale su cereale" che si crea, infatti, non sia particolarmente gradevole - a meno, naturalmente, di non avere estrema cura nel lavorare sul connubio tra birra e farcitura. In questo caso tuttavia, trattandosi di pizze che non solo presentano differenza negli impasti, ma anche notevole originalità nelle farciture (mirate alla valorizzazione di prodotti locali, sia dell'Adriatico che dell'entroterra) le premesse per creare qualcosa di interessante c'erano tutte.

La serata si è aperta con un aperitivo con assaggi di pizza Regina (bufala e basilico) in quattro diversi impasti, accostata alla Àila - la Golden Ale di Cittavecchia dedicata alla città di Trieste: interessante in questo caso soprattutto la chiusura agrumata, data dal tocco di scorza d'arancia, che va a "pulire" la bufala lasciando la bocca fresca.


A seguire la Mare d'orato (pizza con zafferano, canestrelli e cozze su purea di zucchine) su impasto di farina 00 accostata alla Weizen White Shark: qui ho trovato indovinato il gioco tra la tipica acidità della Weizen e non solo i frutti di mare, ma anche lo zafferano stesso, andando a contrastarne la pastosità e dandovi un tocco leggermente speziato.

Terzo abbinamento quello tra la Marinara Mix (base Marinata con pomodorini grigliati, pomodorini caramellati, pomodorini olio aglio e basilico) su impasto "Serenella" abbinata alla Helles Giant Cave: un accostamento a cui sulla carta non avrei dato un centesimo, ma che si è rivelato invece riuscitissimo in virtù del particolare taglio amaro erbaceo finale - non invasivo ma particolarmente netto, che esibiva una complementarietà perfetta al dolce del pomodoro e nel contempo puliva senza sconti l'aglio.

Siamo poi passati alla pizza Rosé (bianca con polvere di barbabietola) su impasto di grani antichi abbinata alla Vienna Lucky Shoes. Buona la scelta della Vienna, che dopo aver accompagnato sia il formaggio che la barbabietola con il caramellato del malto li "taglia" con l'amaro deciso; forse però la "pecca" in questo caso - se tale si può definire - è di aver scelto una Vienna volutamente delicata, qual è quella di Cittavecchia, mentre un po' più sia di corpo che di amaricatura non avrebbero guastato.

Ultima, una pizza bianca alle verdura grigliate su impasto nucleo pizza rustica, abbinata alla English Ipa Andre: interessante il modo in cui il corpo tostato sorregge la complessità della pizza, forse un po' eccessivo l'amaro acre finale tipico dello stile, che arriva a sovrastare l'insieme - per quanto nel complesso la cosa non risultasse sgradevole.

Nell'insieme, una degustazione interessanbte e riuscita, che mi ha fatto scoprire sapori e accostamenti nuovi. Un ringraziamento a Vincenzo, al Serenella nella persona di Antonella Muto, e a Federica Felice con tutto Cittavecchia.

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