martedì 30 aprile 2019

Acido Acida...o quasi

Mi perdoneranno gli addetti ai lavori per il titolo che potrebbe sembrare infelice, ma di fatto ritengo rispecchi la verità: Acido Acida, il festival ferrarese partito come manifestazione dedicata alle birre acide d'Oltremanica, nel corso di 6 edizioni si è trasformato in una quattro giorni dedicata alla birra britannica in senso lato - tanto da aver aggiunto al nome originale la dicitura "British Beer Festival". Una scelta coerente con quella che è la filosofia degli organizzatori - Davide Franchini e il suo staff al pub Il Molo, infatti, si dedicano alla promozione di tutte le produzioni dei birrifici artigianali inglesi - nonché con quello che è il panorama dei festival attualmente presenti in Italia: se quelli dedicati alle birre acide (al di là del celebre Arrogant) si sono moltiplicati, un festival dedicato esclusivamente alle birre britanniche è attualmente un unicum. In un contesto quindi di "inflazione da manifestazioni birrarie", differenziarsi diventa questione cruciale.

Personalmente ho potuto partecipare soltanto il terzo giorno, quando ormai tutti i cask e alcune barricate erano andate esaurite: prova di un'affluenza che, al di là dei numeri in termini assoluti, è stata significativa per una manifestazione che include diverse produzioni limitate. Mi riferisco in particolare alla sezione "Tales from the wood", di cui ho provato la Balsamic di Ora Brewing (di cui parlerò più avanti), la Troffeler di Wild Beer Co, la Yule Barrel Aged di The White Hag, e la Stygian Abyss di Vibrant Forest. Se la seconda mi ha lasciata perplessa nella misura in cui si è rivelata molto diversa da quanto mi sarei immaginata (sulla carta una Saison maturata in botti di Sauterne, con tartufo bianco, tartufo di Alba e salvia; in realtà rendeva davvero giustizia solo alla salvia, pur esibendo un gradevole e fresco tono balsamico), le ultime due già erano più votate a stupire. La terza è infatti la loro birra natalizia maturata in botti di bourbon con miele, cannella e zenzero; e vanta un aroma assai complesso tra il legno e la cannella, mentre zenzero e bourbon arrivano alla fine dopo il corpo avvolgente, in un curioso gioco di contrasti tra caldo e fresco. La quarta è una imperial coffee stout maturata in botti di cognac, sulla quale è quasi superfluo dire qualcosa perché sotto la densa schiuma scura ha praticamente tutto: dal caffè, al cioccolato, alla liquirizia, al cognac appunto, è una vera girandola di profumi e sapori forti, e scende in bocca quasi come crema.

La parte più interessante della mia trasferta ferrarese è stata però quella legata al motivo per cui ero lì, ossia condurre insieme a Piero Garoia il dibattito con alcuni birrai italiani che lavorano nel Regno Unito; il che mi ha dato occasione di avere uno scambio molto arricchente di idee, impressioni e informazioni davanti alle loro birre. Ho quindi avuto modo di fare delle belle chiacchierate con Daniele e Simone di Ora, Vincenzo e Gianni di Brewheadz, Stefano e Emanuele di Croft Ales, Mario di Braybrooke e Alessandra di Ilkley. Nel caso di Ora la discussione è stata incentrata in particolare sulle loro produzioni intese a portare nel panorama birrario inglese i prodotti tipici italiani: ho così provato per prima la Limoncello - una ipa con limoni di Sorrento, che strizza l'occhio al celebre liquore. Temevo sarebbe stata davvero sopra le righe, invece rimane una birra, in cui aromi e sapori peculiari del limone di armonizzano bene sia con la base di cereale - leggera, ma non del tutto evanescente - che soprattutto con il Citra. In seconda battuta la Brut Ipa, con aggiunta di mirtilli freschi per ottenere un risultato finale acidulo-fruttato che ricordasse il Lambrusco: non sono un'esperta di Lambrusco per cui non azzardo giudizi su questo fronte, certo è che può ricordare i vini rossi, per quanto la componente fruttata rimanga comunque predominante. Da ultima quella che più mi incuriosiva, la Balsamic, una milk stout con vaniglia e aceto balsamico di Modena. Simone mi ha raccontato che, quando tra i ragazzi di Ora (modenesi per l'appunto) è uscita l'idea di una birra all'aceto balsamico, lui era piuttosto scettico; ma alla fine si è ispirato ad un'abitudine di sua madre, ossia quella di aggiungere l'aceto balsamico sul gelato alla vaniglia.Le prove su botti che avevano contenuto aceto, fatte arrivare direttamente dalla città madre, più aceto vero e proprio igp di 12 anni, hanno sortito dei buoni risultati; e così si è arrivati a questa milk stout, che personalmente ho trovato del tutto in stile, con l'aromatizzazione sia di vaniglia che di aceto estremamente delicate e per nulla invasive - anzi, l'aceto era in realtà ben poco percettibile, solo a temperatura più alte faceva capolino all'aroma ma comunque ben armonizzato.

Interessante anche la chiacchierata con Alessandra, che in realtà più che sulle birre ha riguardato il suo essere birraia donna in Gran Bretagna - cosa che mi ha peraltro dato occasione di scoprire che non è l'unica italiana ad aver preso questa strada in Uk - e sul suo modo di lavorare.Mi ha comunque fatto assaggiare le sue birre, nella fattispecie la session Ipa Alpha Beta, la fruit Ipa Fruition (con bucce di arancia e pompelmo intero tritato), la Ipa Lotus e la Berliner Weisse Ave Maria. Segnalo in particolare quest'ultima in quanto si tratta di un ponte tra Italia e Uk essendo una collaborazione con Bùton e Canediguerra: una Berliner Weisse decisamente sui generis, molto morbida in quanto ad acidità e finanche con qualche nota dolce e fruttata, complice anche il dry hopping di Cascade e Amarillo.

Potrei qui proseguire con le chiacchierate fatte con Gianni su come la Brexit (per quanto non ancora avvenuta) stia impattando sui prezzi delle materie prime e quindi delle birre; o con Stefano sul suo lavorare al tempo stesso in Italia e nel Regno Unito, a cavallo tra due mondi. Ma mi fermo qui per non risultare noiosa, limitandomi semplicemente ad una nota su come si sia trattato di un confronto arricchente. Forse non necessariamente, come hanno osservato alcuni birrai, siccome i britannici - brassicolicamente parlando - sono "più avanti di noi" sarà lì che anche l'Italia arriverà; però senz'altro un punto di osservazione esterno e diverso sulle vicende anche nazionali è arricchente.

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