
Qui si vede che, sia per i birrifici che per i beerfirm, il picco si è registrato nel 2014 (poco più di un centinaio per i primi e poco meno per i secondi); salvo avere un calo brusco già l'anno successivo per i birrifici, e un vero e proprio tonfo per i beerfirm nel 2017 - passati nel giro di un anno da una novantina di aperture e poco più di venti. In parallelo, si nota che l'anno successivo ai picchi di aperture è stato quello dei picchi nelle chiusure: dalla decina del 2014 alle 18 del 2015 per i birrifici (quasi il doppio dunque), per poi ridiscendere rapidamente negli anni successivi; mentre per i beerfirm c'è una curva sostanzialmente analoga, solo spostata un anno più avanti. Certo ciò non significa che i tanti birrifici e beerfirm che hanno aperto nel 2014 iano gli stessi che hanno poi chiuso nel 2015, scontando carenze tecniche o manageriali così gravi da portare alla chiusura immediata; ma è un segnale che tra il 2014 e 2015 si è toccata la soglia critica, che ha fatto uscire dal mercato chi - per mille motivi - era meno competitivo. L'assestamento è naturalmente coinciso con un calo sia delle nuove aperture che delle chiusure in questi ultimi due anni. Discorso a parte va fatto per i brewpub, che registrano un andamento più regolare. Per certi versi hanno anticipato la tendenza registrando il picco di aperture nel 2012 e di chiusure nel 2013; con variazioni più contenute in senso assoluto (20 il picco delle aperture, e 12 il picco delle chiusure) ma più rilevanti in termini percentuali sul totale di imprese attive. Del resto, essendo nati prima i brewpub dei birrifici, era destino che fossero un passo più avanti.

In parziale disaccordo mi trovo sul secondo punto, secondo cui, in conseguenza del fatto che "mediamente le capacità produttive delle nuove imprese risultano in crescita", "in un contesto di elevato tasso di concorrenza, la "micro impresa" è sicuramente sfavorita e i nuovi competitor puntano a numeri più elevati per sfruttare economie di scala nella produzione e nella distribuzione". Diciamo che non sono del tutto d'accordo su quel "sicuramente", trovandomi più in sintonia con il già più volte citato studio del MoBi: se esiste una soglia critica di "sostenibilità verso l'alto" data appunto dalla fattibilità di economie di scala, può esistere anche una soglia critica di "sostenibilità verso il basso" per l'impresa davvero micro e strettamente locale, specie se si fa appunto distribuzione diretta - e penso che molti tra i lettori potrebbero citare alcune casistiche.
Certo i numeri, si dice spesso, lasciano un po' il tempo che trovano; sicuramente però in questo caso ci confermano l'immagine di un settore che, dopo gli anni di facili entusiasmi, è arrivato - come già da tempo si preconizzava - ad una sorta di "resa dei conti" in cui solo chi davvero sa "fare impresa" sotto tutti i punti di vista - dalla qualità del prodotto alla gestione del business - potrà stare sul mercato.
I grafici sono tratti da Microbirrifici.org