lunedì 1 giugno 2015

L'arroganza dell'acido

Diciamocelo: ormai mi avevano fatto un tale lavaggio del cervello col fatto che l'Arrogant Sour Festival di Reggio Emilia - il più grosso evento italiano dedicato alle birre acide - era una cosa imperdibile, che ci ho voluto credere. E così mi sono messa in viaggio verso la Pianura Padana, fiduciosa che le aspettative non venissero deluse. In realtà, la cosa poteva un po' scoraggiare: 140 birre a rotazione da 70 spine, più quelle spillate direttamente dalla botte, sono più di quanto un essere umano possa affrontare senza che il fegato ne risenta gravemente: ma si tratta comunque di una selezione del meglio a livello europeo, con nomi che andavano da Cantillon a Baladin, più altri meno noti ma non da meno in quanto a qualità. Inutile dire che non le ho provate tutte, e altresì che ne ho provate più di quante potrei descrivere qui senza annoiarvi e farvi deciedere che non berrete mai più una birra acida in vita vostra (o che non ne proverete mai una); mi limiterò quindi a segnalarne alcune che mi hanno particolarmente colpita, vuoi per la qualità, vuoi per la cchiacchierata istruttiva col birraio o col publican che le spillava.

Per prima cosa mi sono diretta in bottaia, per provare le creazioni di Paolo Erne in quel momento disponibili. Ho iniziato con la Soursina (ha-ha), un lambic barricato per un anno in rovere, sei mesi in ciliegio e due in ginepro, con prugne lasciate macerare per tre mesi. Più che una birra, quasi un brandy: all'olfatto risaltano i sentori alcolici e di prugna, a cui il ginepro conferisce una nota del tutto particolare che in bocca amalgama la dolcezza della frutta con un finale secco. Paradossale da dire, ma vi piacerà se, più che la birra, vi piacciono grappe e liquori - o se amate entrambi. Interessante anche la Hybrida Rubra, un lambic del 2013 a cui nella terza giornata di fermentazione è stato aggiunto mosto di vino Terrano - e che il suo creatore ha definito "l'anello mancante tra birra e vino": in effetti si avvicina parecchio ai vini liquorosi, con note dolci tra il fruttato e il caramellato molto spiccate.

In bottaia ho poi vissuto uno dei momenti più istruttivi della giornata: Michele Galati, publican del The Dome di Nembro (Bergamo), ha infatti - a scopo puramente didattico - spillato Vecchia Bastarda, birra alle castagne affinata in botti di Bolghieri del Birrificio Amiata, prima normalmente dalla pompa, e poi avvitando sotto il beccuccio un affarino - lo sparkling - che non avevo mai visto - o notato - prima, ma che ha praticamente la stessa funzione della retina per fare il cappuccino: incorporare microscopiche bole d'aria nel liquido, così da creare una schiuma cremosa. Non l'avrei mai detto, ma sembrava di bere due birre diverse: quella senza schiuma più liquorosa e maltata sia all'olfatto che al palato, mentre quella con la schiuma faceva risaltare meglio gli aromi di tostato e nocciola e amalgamava meglio le note di castagna e di malto al palato. A 'nvedi tu, che non si finisce mai di imparare.

Sempre accanto alle botti ho avuto un interessantissimo dialogo con Oreste Salaorni di Birra Mastino - che merita un post a parte, per cui rimanete sintonizzati - che mi ha fatto assaggiare la Fruit Experience #Mad Braggot, un blend - "mistura", per i non bilingui - di una ale al miele affinata in botti di acacia e rovere per 18 mesi e un fermentato di miele, acqua e frutta tropicale, poi riaffinata in botte e con aggiunta di lievito da saison. Sì, lo so che siete confusi, lo ero anch'io: però devo dire che anche questa è un pezzo unico, che se al naso fa risaltare di più l'acidità, il corpo piatto sprigiona tutta la dolcezza del miele d'acacia.

Non sono mancate nemmeno le conoscenze internazionali, nella fattispecie monsieur Stéphane della francese Brasserie des Vignes: mentre chiacchieravo col birraio, ho degustato la loro Vent d'Anges 2012, affinata per due anni in botti di vino bianco in cui ho apprezzato gli aromi fruttati che preludono ad un corpo dolce, mentre l'acido ritorna poi per dare una chiusura secca. Ho dovuto poi risfoderare, invece che il francese, le mie reminescenze di accento romano, per farmi illustrare da Marco del birrificio Stavio il loro Birrozzo del campo 2014: una fermentazione mista con luppoli del loro luppoleto sperimentale in provincia di Viterbo, che ho trovato distinguersi per i delicati toni fruttati. Ho poi avuto il piacere di conoscere di persona Riccardo Franzosi del birrificio Montegioco, e di farmi illustrare direttamente da lui la loro Quarta Runa: una belgian ale stagionale in quanto vengono aggiunte in fermentazione le pesche di Volpedo raccolte a maturazione completa - e quindi nei mesi di luglio e agosto. Il nome "Quarta Runa" vuol essere un riferimento al "Quarto Stato" del pittore Pellizza da Volpedo: immagine che infatti campeggia - simpaticamente rivisitata - nell'etichetta della bottiglia.

Dulcis in fundo, ritornando in bottaia, ho avuto la gioia di concludere con La Rinnegata in compagnia degli artefici, Costantino Tesoratti di Antica Contea e Paolo Erne: una porter tagliata con il 20% di kriek, brettata, e affinata un anno e mezzo in botti di ciliegio con aggiunta di amarene. Una birra che è una scoperta man mano che si scalda, dal profumo di amarena che sale al naso insieme a qualche nota tostata, ai toni maltati e di mandorla che fanno capolino al palato, fino alla chiusura calda in cui si sentono tutti gli aromi dati dal legno. Insomma, posso dire di aver davvero chiuso in bellezza un festival che, per quanto offra birre non adatte a tutti i palati, ha il merito di riunire all'interno di pochi metri quadrati - quelli dello splendido Chiostro della Ghiara, nel centro della città - il meglio della produzione italiana ed europea in questo settore.

5 commenti:

  1. Salve! Bellisimo blog, trovato per puro caso e immediatamente salvato nei preferiti ^^
    Il festival è stato davvero magnifico, e una delle cose più belle è l'apprezzamento, ampiamente meritato, che hanno ricevuto le birre nostrane. Ha avuto modo di provare la Godzilla? Impressionante è dir poco, davvero livelli altissimi. P.S: L'ho vista in festival, ma l'ho riconosciuta solo ora vedendo foto sui post vecchi...pensavo non so perchè fosse giornalista per qualche importante rivista brassicola ^^ Salve, e ancora complimenti!

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  2. Grazie dei complimenti....ho provato la Godzilla ma in precedenza, non al festival, comuqnue aprezzatissima. In quanto alle importanti riviste brassicole, collaboro saltuariamente con Il Mondo della Birra

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  3. Dicevo ben! Tanto talento è un peccato sprecarlo ^^

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  4. grazie per il commento sulla cappuccinatura... ne avevo chiesto chiarimenti e sono stato trattato come un ignorantello. sono felice che non siamo nati tutti imparati, per fortuna, e che qualcun altro si fa domande senza saccenterie.. proprio queste distruggeranno il mondo della birra... grazie mille Chiara peravermi fatto sentire normale :-D Nick

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    1. Ciao Nick! Fortunatamente, accanto a chi fa il saccente, c'è anche chi - come appunto Michele Galati - è sempre ben disponibile a dare tutti i chiarimenti del caso. Anzi, oserei dire che le persone disponibili fortunatamente sono la maggioranza, semplicemente sono solo i saccenti a fare rumore...

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